Ecco un altro “ospite”, stavolta valvolare. Il pannello e serigrafie sono identiche al mio LF632. Si chiama RCA, ma è un Lesa al 100%. Non si accende.
L’imballaggio di questi apparecchi non è mai troppo complicato: sono nati per essere trasportati, non a caso. Ai lati c’era del polistirolo, che comunque sconsiglio sempre. Al ritorno lo sostituirò con altre “pallocche” di carta.
Si, in effetti i cavi meglio avvolgerli introno ai cerchi predisposti nelle casse, per evitare danni.
Il pannello, come detto, è praticamente identico ad altri Lesa valvolari (con ECL86 triodo/pentodo).
La plastichina rossa della “gemma” è staccata…la ri incolleremo a dimora. Apriamo.
LH17.
La viti sono più lunghe nella parte amply e più corte intorno al piatto.
Le uscite 5 e 6 dei trasformatori di uscita, in altri apparecchi, vengono usate per collegamenti verso un registratore esterno. E’ un avvolgimento secondario supplementare.
Due valvole amplificatrici triodo/pentodo… e stranamente “ancora” un diodo per la tensione anodica. Nell’LF632 la valvola verrà sostituita con due semplici diodi.
Lo stereo non si accende. La pista dell’interruttore è interrotta. In realtà ce ne sono diverse non proprio “in salute”. Non discuto le tecniche usate da altri tecnici. Personalmente , cerco di ricostruire le piste usando del rame, il solo stagno è troppo debole. Poi ….anche l’occhio vuole la sua parte…
Anche attorno alle valvole le saldature sono piuttosto opache.
Quella resistenza bianca dietro non mi convince: per vederci chiaro, tolgo il grosso condensatore, così con l’occasione lo si può misurare.
Rimuoviamo il condensatore e cominciamo la preparazione al rifacimento delle piste.
Doppio condensatore.
OK
OK !
Il circuito è bruciacchiato sotto la resistenza.
Misurata: interrotta/aperta/bruciata.
Pulita accuratamente con alcool, il valore è 47 ohm 10 Watt….
Se posso dare un suggerimento: nel ricostruire le piste togliamo la vernice dal rame. Laddove possibile, cerchiamo di raggiungere il reoforo “più prossimo” alla stessa pista.
Poi facciamo un “cappiolo” intorno al reoforo.
Saldiamo sul reoforo.
Poi sul primo punto utile della pista, modelliamo le curve del filo di rame con un giravite o pinzette ed infine saldiamo per un’aera abbastanza estesa.
Ora tocca alla resistenza. Importante l’inclinazione e NON il contatto con la bachelite, dato che tenderà a scaldare un pò.
Isolare con un tubetto il reoforo lungo non è esagerato…
Diamo una bella pulita con trielina.
Al primo test due problemi: un falso contatto sul canale destro ed un fastidioso “tumb” “tumb” ciclico meccanico, con consenguente vibrazione sul piatto.
Togliamo l’adattatore 45 giri ed una coppiglia messa sul perno, liberiamo e solleviamo il piatto di rotazione.
La puleggia palesa una insenatura, dovuta probabilmente ad una pressione “ferma” di anni sul perno del motore…
Per lavorarci bene occorre tirarla fuori.
Carta vetrata un pò robusta, tanto tempo per garantire una rotondità accettabile dopo aver appianato quel 1/2 mm di cavità.
Qui la rondella e coppiglia precedentemente tolte per rimuoverla e…con la solita pazienza si rimontano.
Vibrazioni praticamente sparite, falsi contatti pure. Sono state rifatte tutte le saldature sui potenziometri. Questi sono stati, durante le lavorazioni, ovviamente puliti con spray disossidante.
Davvero affascinante!
Buon Ascolto
marco