Cit: ma come ascoltiamo?

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  • #13628
    Cody69Cody69
    Partecipante

    Vi segnalo questo bellissimo post dove, il già citato Tunedguy57, dà una lucida interpretazione a ciò che ascoltiamo quando ci mettiamo di fronte ai nostri amati impianti stereofonici. Ecco quello che volevo segnalare, buona lettura!

    http://avaudiovintage.forumfree.it/m/?t=71414112

     


    Ricerco l'alta piacevolezza, non l'alta fedeltà.

    • Questo topic è stato modificato 7 anni, 12 mesi fa da Cody69Cody69.
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    #13673
    StefanoStefano
    Partecipante

    Forum aperto solo agli iscritti…
    Fai prima a fare un copia-incolla.

    #13676
    Cody69Cody69
    Partecipante

    Come vedi dalle ripetute modifiche al post, era mia intenzione farlo ma, penso a causa di font diversi, risultava illeggibile. Proverò modificando con il CPU. Ciao


    Ricerco l'alta piacevolezza, non l'alta fedeltà.

    #13677
    Cody69Cody69
    Partecipante

    Autore Tunedguy57:
    “Quando siamo seduti in un auditorium, diciamo platea quarta fila, non ci poniamo molte domande sul “come” sentiamo la musica….essa arriva come pensiamo debba arrivare….
    Coi pieni orchestrali che competono agli ensemble in gioco….il dettaglio che compete alla distanza dall’evento.
    Se siamo in quarta fila a quanti metri potremo essere dall’arco sinistro orchestrale? Otto metri?
    Probabilmente dai sei ai dieci.
    Distanze che nulla hanno a che vedere con quelle di ascolto dei nostri sistemi di riproduzione domestica.
    Per sperimentare molti avranno provato a sedersi più avanti, più indietro…o in galleria…..
    Ogni nuova condizione ci sarà miracolosamente sembrata subito naturale e la qualità di ascolto fuori di dubbio.
    Questo perchè, Dio volendo, le sale che avremo frequentato sono state progettate da persone competenti, dotate di esperienza, capacità nonchè buon orecchio.
    Se ciò non fosse stato, non sarebbe stato difficile ad un tratto del concerto ( o della rappresentazione teatrale) trovarsi alle prese con il dubbio che l’acustica di sala non era poi così buona.
    A teatro o al cinema la percezione del messaggio acustico è di gran lunga aiutata dalle immagini che ci pervengono.
    Da un lato esse tengono occupato il “processore cerebrale” con sensazioni visive, rubando di fatto a quelle acustiche un apprezzabile dose di attenzione dedicata, e dall’altro aiutano a ricevere un messaggio multimediale assai naturale, composto da suoni e immagini: condizione del tutto naturale per tutti i viventi dotati di sistema sensoriale-nervoso un minimo raffinato.
    L’ascolto di musica riprodotta a casa nostra è invece qualcosa di assai diverso.
    Tutto il lavorìo di immaginazione che l’audiofilo fa alle prese con il fronte sonoro riprodotto non è altro che una sorta di trip che ognuno si costruisce, secondo la sua cultura musicale, ed esperienza di musica dal vivo.
    Ma anche se si frequentano gli auditorium con assiduità, non c’è niente da fare: ciò che a noi sembrerà suonare realistico, all’amico apparirà “cupo, o stridulo, o gonfio sui bassi, o magro, o distorto, o troppo piano, o troppo forte…..ecc….ecc….”
    Magari se è un amico di lunga data non esprimerà le sua impressioni in modo rude e crudele, sapendo quanto tempo ( e denaro) avete impiegato a raggiungere certe “vette acustiche”.
    Ma probabilmente se ne andrà tutto soddisfatto, pensando che lui spendendo molto meno, a casa sua sente meglio la musica.
    Tutto questo mare di soggettività non fa bene ai nervi…………..
    Di oggettivo negli ascolti casalinghi rimane in effetti ben poco.
    Forse i difetti!
    Esempio?
    Cosa ci fa pensare che in una stanza di quattro per sei (nei casi fortunati) si possa ricreare la magia dell’evento dal vivo?
    Con i tempi di riflessione multipla, le risonanze proprie, il ritardo inerente alla distanza dal palco, le interazioni tra i vari strumenti che sono propri dell’auditorium e delle circostanze in cui è stata eseguita la registrazione?
    Ma dico: pensiamo che i microfoni siano degli strumenti miracolosi?
    E questo a prescindere dalla bravura di chi li progettò, di chi li scelse per quella sala e di chi li dispose in ambiente!
    Evidentemente qualcosa di naturalmente tridimensionale è stato cacciato a forza in un dischetto di plastica disperatamente bidimensionale!
    E poi si va a sperare che il miracolo si compia e che la terza dimensione riappaia, si materializzi…si crei addirittura!
    C’è qualcosa di intrinsecamente malato che spinge gli audiofili a raggiungere “la realtà” quando questa con ogni evidenza nasce e si spegne nel giro di poco tempo, e MAI più si potrà ricreare uguale a sé stessa.”
    Naturalmente non sto scrivendo queste cose per dire: “ non affannatevi troppo, chè tanto è inutile perché ascolteremo sempre male”
    Partire dall’assunto secondo cui l’ascolto dal vivo è impossibile da approssimare non deve essere ostacolo alle nostre ansie di miglioramento: anzi!
    Basta essere ben consapevoli che ciò che andiamo a costruire non è una rappresentazione in scala ridotta della realtà, ma QUALCOSA DI NUOVO…diverso e anche abbastanza stimolante se vogliamo…
    Tutto ruota attorno ai gusti personali sia di ascolto che musicali.
    Diversi generi musicali hanno esigenze di ascolto completamente diverse.
    Basta pensare alla differenza che corre tra un quartetto d’archi e un concerto rock.
    Potremo certamente metterci religiosamente al centro tra le casse e a distanza ravvicinata per goderci la riproduzione di un concerto rock, usando volumi relativamente bassi per non distruggere magari le nostre ESL 57, e compensando la cosa avvicinandoci più possibile ai diffusori.
    Ma….chi è stato ad un concerto rock almeno una volta sa bene che ciò che esce dalle casse a quei concerti è un poderoso pastone che fa rotolare a terra chi è sotto il palco.
    E a distanza maggiore le cose migliorano di poco: non esiste prospettiva sonora!
    La multimicrofonia necessaria in questi concerti condanna il prodotto finito ( e intendo sia l’ascolto dal vivo che il disco che eventualmente se ne trae) ad essere un amalgama di suoni che solo la perizia del sound engineer saprà trasformare in qualcosa di acusticamente accettabile.
    D’altra parte potremo anche stare in quello stesso salone di casa nostra a cinque metri di distanza da una coppia di casse ad alta efficienza ad ascoltare un quartetto d’archi a volume qualsivoglia.
    Solo la cultura musicale che abbiamo o non abbiamo ci consiglierà qual è il volume giusto per avvicinare la SPL dell’evento dal vivo.
    Ma la questione di fondo rimane sempre dominante, ed è: il locale d’ascolto influenza in modo pesante l’equilibrio tonale nonché i tempi di riflessione.
    Il risultato cioè sarà maledettamente lontano da ciò che si sarebbe sentito dal vivo.
    A questo punto la direzione da prendere è obbligata:
    Bisogna andare verso ciò che ci sembra più piacevole, tenendo bene a mente che sarà qualcosa di nuovo, diverso, lontano dall’evento reale.
    Ficcandoci bene in mente sta cosa si potrà muoversi usando gli strumenti della conoscenza ed esperienza andando verso il “nostro tempio musicale”.
    L’ambiente dove probabilmente solo noi saremo contenti di come si sente la musica.
    E di questo ci si dovrà accontentare, perché sarà già molto.”


    Ricerco l'alta piacevolezza, non l'alta fedeltà.

    #13678
    GiovanniGiovanni
    Partecipante

    Grazie Cody per questo post assai “illuminante”: condivido quanto c’è scritto. “Tunedguy 57” è riuscito a rendere bene l’idea dei limiti della riproduzione musicale domestica.
    Molto tempo fa cercavo anch’io il suono più realistico possibile, e amplificatore e diffusori erano le mie vittime preferite. Per certi versi meno male che avevo pochi soldi da spendere per tale “progetto”, il quale più di una volta ha rischiato di diventare una vera fissazione!
    Poi, col passare del tempo, ho sterzato verso “l’alta piacevolezza” accettando i limiti, soprattutto dell’ambiente di ascolto, e le differenze che inevitabilmente saltavano fuori quando mi capitava di fare dei confronti a casa d’altri.

    #13681
    StefanoStefano
    Partecipante

    Mah, io il mio parere sull’argomento l’ho espresso tempo fa, anche se l’oggetto del post era un po’ diverso (ma non poi così tanto…).
    E lo riporto qui con un copia-incolla:

    La domanda, che mi pongo da più di trent’anni (e che, con le tante esperienze fatte in questo lungo lasso di tempo, ha trovato risposte solo parziali), è sempre la stessa:

    FEDELTA’, MA FEDELTA’ A COSA?

    All’evento musicale dal vivo? No, perchè la tipologia (e la quantità) di suoni che si percepisce ai concerti non potrà mai essere riprodotta in un ambiente domestico e con un impianto stereo, per quanto buono, a meno che non si sia in grado di ricreare le stesse, identiche condizioni dell’evento live (e voglio proprio vedere come si fa, nel proprio salotto…)

    Senza contare che, tra i tantissimi concerti ai quali ho avuto la fortuna di assistere nella mia vita, ce ne sono stati parecchi in cui la qualità del suono era davvero scadente, vuoi per la pessima acustica del luogo, vuoi per l’incompetenza dei fonici e/o dei tecnici, vuoi per chissà quali altri motivi, ed in quei casi è meglio che la riproduzione dell’evento NON sia fedele all’originale.

    Fedeltà al tipo di suono che è stato inciso sul supporto? (che sia un CD, un LP o un nastro)?

    Ah certo, i “professori” sostengono apoditticamente che un impianto lineare, correttamente settato e installato secondo le sacre regole, DEVE restituire esattamente quello che c’è sul supporto, nulla di più e nulla di meno.

    Ma cosa ne sanno questi sapientoni di quello che c’è realmente inciso su un supporto?

    Hanno assistito di persona all’evento, hanno realizzato loro la registrazione, hanno curato loro i vari riversamenti, hanno creato loro il supporto finale?

    Conoscono le apparecchiature che sono state utilizzate per la creazione del master? Sanno quali e quante manipolazioni ha subìto il segnale prima di essere inciso?

    E ancora: dove sta scritto che le loro orecchie sono migliori di quelle degli altri?

    Potrei continuare all’infinito con le domande, ma preferisco impiegare il poco tempo a disposizione per godermi i miei imperfetti apparecchi, installati ad cazzum (che poi non è neanche vero, dal momento che le regole basilari di installazione le conosco anch’io) e ascoltati con le mie limitate e diseducate orecchie.

    Alla faccia loro, che perdono tempo e si rodono il fegato a polemizzare e litigare con tutti…”

    #13705
    Cody69Cody69
    Partecipante

    Ottime riflessioni. Direi che siamo sulle stesse posizioni.


    Ricerco l'alta piacevolezza, non l'alta fedeltà.

    #15612
    dpavan
    Partecipante

    Ciao io sono di Oriago,mi piacerebbe conoscere qualcuno appassionato del Marchio.Davide Cell:3463114515

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