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@Giuseppe said:
Heilà raga! Sono tornato! Chi mi spiega la storia dei Geloso migliori dei migliori Grundig? Non faccio in tempo a buttarmi sui tedeschi e già mi cambiate le carte in tavola? Raccontatemi di questi Gelosi favolosi!
Colgo l’occasione al volo per fare qualche altra considerazione sull’impianto ascoltato a casa di Giancarlo, che non è rientrata nei due articoli.
Innanzitutto negli articoli mi sono ben guardato di mettere in competizione i Grundig con i Geloso 232 HFN, ho solo cercato di riferire le mie sensazioni riguardo un tipo di suono che ho sempre cercato e che ho trovato nella sua migliore espressione che mi sia mai capitato di sentire in vita mia nelle due configurazioni ascoltate a casa di Giancarlo. Ripeto quindi che gli articoli vertevano su una tipologia di un suono dalle caratteristiche che ho ampiamente descritto, che io personalmente ritengo un suono autenticamente rispettoso della timbrica degli strumenti, naturalissimo, caratterizzato da una totale assenza di fatica di ascolto a qualunque volume si ascolti.
Ho avuto modo di ascoltarlo in due configurazioni diverse, differenziate dall’amplificazione utilizzata.
Voglio precisare con forza che, se avessi ascoltato per primo il Grundig 2020 mi sarebbe caduta comunque la mascella: una volta passato all’ascolto dei Geloso 232 HFN avrei detto, il suono di prima era splendido, questo è ancora migliore, ma sicuramente non c’è una distanza abissale tra i due, ci sono solo rifiniture. Certamente una volta passati a qualcosa di ulteriormente migliorativo, perchè tornare indietro?
Si può allora dire che sia meglio il Geloso dei Grundig? No, si può solo dire che in quel contesto ed accoppiato agli altri apparecchi in quel particolare ambiente la sinergia fra il Philips CD 151 – Geloso 232 HFN – Grundig Audioprisma 703 si è dimostrata un poco migliore della configurazione che prevede la presenza del Grundig Studio 2020.
Il messaggio che invece ho cercato di far passare con altrettanta forza è, sempre IMHO, la assoluta qualità di quel tipo di suono: ho detto, e qui lo ripeto, che ogni audiofilo avrebbe un arricchimento culturale se si recasse personalmente a casa di Giancarlo per ascoltarlo. Dico questo semplicemente perchè confortato dalle testimonianze di Giancarlo in merito ai commenti di alcuni audiofili, ognuno con esperienze diverse, che si sono recati a casa di Giancarlo nel periodo intercorso fra i due articoli: tutti hanno sottolineato la assoluta qualità di quel suono, non è stata quindi solo una mia soggettiva opinione, ma è stata largamente condivisa da molti. Caro Giuseppe non torno a descriverlo di nuovo, basta rileggere i miei due articoli; ti invito però ad andarlo ad ascoltare avrai una grande interpretazione da parte di grandi ma diversi solisti (Geloso e Grundig) dello stesso spartito.
Vuoi forse sapere se consiglio allora l’acquisto dei Geloso 232 HFN? Ebbene ti accontento: lo consiglierei solamente a chi ha un tecnico eccezionale, non solo come amico, ma anche vicino a casa propria, come Gabriele lo è per Giancarlo: questo per riuscire a fare una manutenzione di altissimo livello a questi apparecchi che sono stati prodotti (se non ricordo male) dal 1956 al 1964, per cui anche se qualcuno avesse l’incredibile fortuna di trovarne due esemplari, difficilmente sarebbero funzionanti al 100% del loro eccezionale potenziale. La competenza che è richiesta a chi mette le mani su queste apparecchi, non è solo tecnica, ma soprattutto di orecchio. Voglio dire, per fare un piccolo esempio, che Gabriele ha provato a montare sui 232 le mitiche valvole Mullard per curiosità, ma ha subito notato che il nome delle valvole non fa il suono, il progetto dei 232 era stato accordato con valvole Philips e queste sono quelle che danno il suono migliore, quello che voleva l’Ing. Marcona, padre del suddetto progetto.
L’orecchio e la competenza sono indispensabili in modo particolare se cedono dei componenti come qualche condensatore che probabilmente dopo 50 anni non è più in produzione, ed allora bisognerà sperimentare (non alla cieca) fino a trovare quel componente che non vada ad alterare la magia del suono originale. Ne deriva che se trovi degli esemplari con riparazioni del tipo “basta che suoni” magari all’ascolto non ti farà alcuna impressione: quelli a casa di Giancarlo sono invece sicuro che ti colpiranno, è lì che devi andare: se per caso si fosse rotto un condensatore due ore prima del tuo arrivo, c’è sempre il Grundig 2020 che ti farà ascoltare quel suono di cui ho tanto parlato.
Quello che mi sento invece di dire è che le Audioprisma 703 sono i migliori diffusori della Grundig che ho ascoltato fino ad ora. Giancarlo mi ha detto che sono terribili, mettono subito in risalto le differenze fra le amplificazioni a cui vengono abbinate: e se non sono le migliori della Grundig o i Geloso sono dolori!
Quindi personalmente, se avessi il posto per installare a dovere le Audioprisma 703, preferirei abbinare loro una amplificazione Grundig al di sopra di ogni sospetto prodotta nel periodo in cui erano in produzione le Audioprisma 703, per il semplice motivo che gli ingegneri audio della Grundig usavano quelle per cercare quel meraviglioso suono che le 703 sanno tirare fuori. Negli anni successivi, le amplificazioni prodotte non tenevano conto dell’accoppiamento con le Audioprisma, ma ovviamente dei diffusori ammiragli loro contemporanei. Voglio dire che non hanno prodotto i V20, V30, V35, V7000, V1700 e tutte le amplificazioni degli anni ’80 pensando al loro abbinamento con le Audioprisma, e pare che la cosa si senta, eccome.
Discorso diverso invece se parliamo di abbinamento con ampli prodotti qualche anno prima delle 703: anche gli ampli al Germanio della metà degli anni ’60 hanno dato ottimi risultati.
Spero di essere stato almeno esauriente, dato che coinciso non lo sono stato di sicuro.
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