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Dual in Grundig zarge + SASsy Shure parte 4°: Keep them spinning

Inizio questo articolo spiegandone il sottotitolo, ancora una volta in lingua straniera: mentre stavo facendo delle ricerche su Vynil Engine, mi sono imbattuto in questa frase inserita nel profilo di un utente assiduo di quel forum (Alec, un grandissimo appassionato, oltre 16.000 post, che ringrazio qui pubblicamente per avermi autorizzato ad usarla): “Keep them spinning” – ovvero: continuate a farli girare. Mi è subito piaciuta moltissimo, suona come una dichiarazione di amore verso il vinile da parte di questo utente, ma contemporaneamente anche come un invito a tutti coloro che posseggono dischi: non lasciateli da parte in qualche luogo recondito della casa, ma continuate a farli girare, ad ascoltarli. E’ quello che mi accingo a fare io fra qualche giorno: dopo quindici anni ricomincerò ad ascoltare i miei vinili, grazie ad un Dual 1219 in Grundig zarge rimesso a nuovo da Emilio di Audio Oasi.

Mi è sembrato quindi giusto adottare questa frase come rappresentativa dello spirito che mi ha pervaso nello scrivere questi quattro articoli, un invito a tutti coloro che li hanno letti e li leggeranno a riprendere in mano i propri dischi o, per chi non ne ha, ad iniziare ad interessarsi al vinile.

Tornando a noi, sono giunto addirittura al quarto articolo di approfondimento riguardante i giradischi Dual commercializzati dalla Grundig; non avrei mai pensato di arrivare a tanto, ma devo dire che questo argomento mi ha particolarmente appassionato, forse perché mi è sembrato di avere individuato sorgenti analogiche dal grande rapporto qualità-prezzo, cosa che oggigiorno è una qualità più importante che mai.

Nel primo articolo  abbiamo parlato prevalentemente dei giradischi Dual della serie 12xx commercializzati con basi Grundig e di come aggiornarli cambiando testine o stilo che montavano in origine; nel secondo  abbiamo approfondito il discorso sulla qualità degli stilo proposti e soprattutto abbiamo approfondito le conoscenze sul sistema che permette di cambiare testine con la massima facilità, ovvero i portatestine TK; nel terzo  ho cercato di dare le informazioni più utili possibili sulle possibilità di aggiornamento del capostipite di questa serie, ovvero il Grundig PS1 – Dual 1019.

In questo quarto articolo saranno trattati i seguenti argomenti:

  • 1) uno sguardo su come aggiornare le testine e gli stilo dei giradischi Dual che sono stati montati sui famosi compatti Grundig della serie “Studio” e “Studio RPC” prodotti da Grundig dal 1974 al 1979, visto che dal 1980 in poi la Grundig ha troncato ogni rapporto con la Dual, passando a montare sui compatti giradischi di derivazione probabilmente Philips, per molti comunque qualitativamente non all’altezza dei precedenti.
  • 2) Il rapporto che mi è arrivato da Ferrara sulla capacitanza dei cavi forniti con i giradischi Dual originali e quelli forniti con i Grundig PS70 – PS 71 (Rispettivamente Dual 1219 e 1229)
  • 3) Considerazioni sul valore sonico dei Dual in Grundig zarge
  • 4) un interessante ( ma vi anticipo subito, piuttosto costoso) modo di migliorare ancora le qualità soniche dei Dual in Grundig Zarge prodotti dal 1966 al 1974 (Dual 1019 – Dual 1219 – Dual 1229 – Dual 1249)
  • 5) Varie ed eventuali

CAPITOLO 1) AGGIORNAMENTI TESTINE E STILO PER I DUAL MONTATI SUI COMPATTI GRUNDIG

 

GRUNDIG STUDIO 2000

Dual 1226 su Grundig Studio 2000 – Anno 1974

Qui sotto troverete una tabella che mostra quali sono stati, per ogni anno di produzione, i giradischi Dual inseriti dalla Grundig nei propri compatti negli anni cui ho accennato sopra nell’indice, la testina montata in origine e l’aggiornamento consigliato dalla Dual, nel suo catalogo accessori 1977.

DUAL GRUNDIG COMPATTI CORRISPONDENZE GIRADISCHI TESTINE

Clicca per ingrandire

Come noterete, per ragioni grafiche, nel grafico ho inserito solo i consigli per gli aggiornamenti delle testine fornite dalla Dual attraverso il suo catalogo accessori del 1977. Per gli aggiornamenti degli stilo delle testine consigliate come upgrade vi rimando al terzo articolo dove vi è uno schema completissimo anche per l’aggiornamento degli stilo della V15 III-LM e della M95G-LM

Avrete notato che per quei giradischi che montavano in origine Audio Technica mi sono sostituito alla Dual ed ho comunque consigliato upgrade a testine Shure, in primo luogo perchè non è dato sapere a quale testina Audio Technica originale corrispondeva la nomenclatura Dual, in secondo luogo perchè la Jico non produce stilo SAS per questi modelli: tuttavia produce normali modelli di ricambio con tagli analoghi agli originali.

Qui sotto si riportano le pagine del catalogo accessori Dual del 1977: la prima riporta i consigli per i modelli top (tra cui il 1218-1228) e la seconda per i modelli appena un gradino più sotto (vedere striscia rossa in alto dove sono indicati i modelli).

DUAL ACCESSORI 1977 06 PER 1228

aggiornamenti per Dual 1218-1228

DUAL ACCESSORI 1977 07 1225 1226 1237 1239

Aggiornamenti per Dual 1225 1226 1237 1239

Legenda:

Nella prima colonna vi è il codice di quella che era la soluzione portatestina TK14 + testina, nella seconda il codice della testina rimarchiata Dual con sotto la marca di provenienza originale e nella terza il codice (sempre Dual) dello stilo di ricambio. Noterete che in corrispondenza di alcuni modelli montati in origine in giradischi del passato (come ad esempio la DM103 M-E che era montata sui 1219-1229 fino al 1974) vi è la voce “Replace” che indica la soluzione per l’aggiornamento.

Repetita juvant: ripeto che sconsiglio di aggiornare questi compatti con testine moderne che hanno carico di capacitanza raccomandato diverso dai 400 pf. delle testine montate in origine: Grundig per ovviare ad un cavo di segnale fra braccio ed amplificatore all’interno del compatto, ovviamente enormemente più corto del normale e quindi con una capacitanza ridotta almeno di un quinto se non di più, per compensazione è andata a variare la impedenza di carico, che in questi compatti non è di 47 kohms come in tutti gli altri amplificatori stand alone. Gli ingegneri Grundig avevano calcolato una impedenza che compensava esattamente quel cavo corto partendo da una capacitanza di 400 pf. Chiaro che se montiamo una testina con carico raccomandato di 100 o 250 pf come quelle moderne potremmo avere delle risposte in frequenza non del tutto ortodosse, dipende essenzialmente dalla sensibilità o meno alla deviazione della capacitanza dal valore consigliato della testina che andremo a scegliere.

 CAPITOLO 2: UNA RAGIONE DI PIU’ PER SCEGLIERE UN DUAL IN GRUNDIG ZARGE, IL PERFETTO INTERFACCIAMENTO ELETTRICO.

GRUNDIG PS 7 - DUAL 1219 ANNO 1971

GRUNDIG PS 7 – DUAL 1219 ANNO 1971

 Ormai qualche settimana fa mi è arrivato un rapporto che attendevo da tempo e che mi sembra confermi una mia supposizione importante. Ecco qui la storia: conoscendo la meticolosità degli ingegneri della Grundig e quanto il suo marketing aveva puntato all’epoca sul perfetto interfacciamento elettrico – e conseguenti eccellenti risultati sonici – che si sarebbe ottenuto acquistando una catena tutta Grundig, mi era venuto un tarlo in testa enorme quando Emilio di Audio Oasi, cui avevo portato il mio Dual 1219 in Grundig zarge per il suo “rimessaggio”, mi ha mandato una mail descrivendomi lo stato del giradischi con una annotazione particolare: il cavo segnale del Grundig PS70 era per lui anomalo, era sì qualitativamente identico a quello dei Dual originali, ma non ne aveva mai visto uno così lungo; per la precisione misurava 210 cm. fuori dal cabinet, contro i 100-110 cm. dei cavi di quest’ultimi.

Per me è stato un attimo pensare che questa maggiore lunghezza del cavo non fosse stata scelta dalla Grundig per caso, ho subito pensato che poteva essere stata scelta per far vedere alle testine Shure montate in origine i famosi 400 pf di capacitanza, indicato come valore ottimale di lavoro dalla stessa Shure. Emilio mi aveva anche precisato che, a parte la lunghezza, il cavo era comunque preciso identico a quello montato sui Dual originali.

Ovviamente mi serviva una verifica strumentale: ancora una volta avrei dovuto disturbare Gabriele di Ferrara, che possiede un Dual 1218 ed un Receiver R20 e che per motivi lavorativi possiede un capacimetro professionale: gli ho allora chiesto se poteva farmi il favore di misurare la capacitanza che vedeva la testina del suo Dual e la capacitanza dello stadio Phono del Receiver 20.

I risultati mi sembra confermino la mia supposizione: Gabriele mi ha comunicato che il cavo del suo 1218 fuoriesce dal cabinet per circa 110 cm. ed ha misurato una capacitanza totale (inclusa quindi la parte del cavo che scorre internamente e che si collega al cavo del braccio) di 240 Pf, mentre la capacitanza dello stadio Phono del Receiver Grundig R20 del 1976 è di 15 Pf.

GRUNDIG R20 RECEIVER

GRUNDIG R20 RECEIVER – ANNO 1976

A questo punto ho fatto qualche calcolo con due approssimazioni che ritengo però verosimili 1) La capacitanza dello stadio Phono dell’R20 del 1976 è probabilmente uguale o si discosta pochissimo da quella dei Receiver prodotti nel 1973-74 contemporanei ai Dual in Grundig Zarge 2) Ho assunto, non ho potuto verificarlo direttamente, che il cavo che scorre internamente al giradischi sia di circa 50 cm., 30 cm nel braccio e circa 20 cm. fino all’uscita del cabinet.

Ho quindi calcolato che il cavo presente nel 1218 fosse complessivamente lungo 160 cm.: dividendo la capacitanza totale misurata da Gabriele (240 Pf.) per la lunghezza totale del cavo (160 cm.) si ottiene che il cavo utilizzato all’epoca dalla Dual ed anche dalla Grundig avesse una capacitanza di circa 1,5 pf/cm.

A questo punto, sapendo che il cavo del PS70-1219 è di 210 cm. esternamente, ho calcolato altri 50 cm. interni, per un totale di 260 cm.. Moltiplicando la capacità di 1,5 pf/cm per 260 si ottiene un valore (presunto, ma probabilmente molto vicino al vero) di 390 pf. totali. Ora aggiungiamo i 15 pf dello stadio phono e cosa otteniamo? Un valore totale di circa 405 pf, praticamente uguale a quello consigliato dalla Shure per TUTTE le sue testine prodotte dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’70: non c’è niente da dire gli ingegneri della Grundig non lasciavano nulla al caso!

Questa cosa ha almeno due notevoli implicazioni: 1) se volete utilizzare al meglio le testine Shure montate in origine sui Dual 1219 – 1229 vi conviene acquistarne uno commercializzato dalla Grundig (come da titolo del paragrafo): 2) se avete un Dual in Grundig Zarge ma volete utilizzare una delle testine moderne – attualmente al 95% ottimizzate per un carico capacitivo di circa 250 pf – potete cercare di acquistare un cavo proveniente dai Dual originali e sostituirlo al Vostro Dual – Grundig. Come alternativa, se siete sicuri che non tornerete indietro a testine Shure degli anni ’70, potrete semplicemente accorciarlo da 210 cm a 110 cm. esterni.

Vi ricordo che tra i migliori affari, parlando di testine moderne uno è sicuramente quello relativo alla Shure M97XE con stilo SAS, risulta essere una delle migliori combinazioni con questi stilo super performanti.

Ammetto che calcolare la capacitanza del cavo interno al braccio uguale a quella del cavo che esce dal cabinet è sicuramente un’approssimazione, ma ritengo che le eventuali differenze alla fine siano così piccole da non inficiare il risultato finale, anche per il solo motivo che, ove presenti, si applicano ad una lunghezza veramente ridotta, ovvero di soli 30 cm.

Voglio soffermarmi un attimo sugli effetti di un carico di capacitanza diverso da quello consigliato dalla casa produttrice di una data testina: se la capacità del nostro sistema è inferiore a quella richiesta dalla testina (esempio: 240 pf dei Dual originali invece dei 400 richiesti dalle Shure annni ’70) si avrà una esaltazione della gamma alta al di sopra dei 15.000 hz: in caso contrario, ovvero una capacitanza troppo alta (esempio le testine MM moderne Audio Technica e Shure, che richiedono capacitanza ottimale fra i 200 ed i 250 pf., montate su un Dual commercializzato dalla Grundig che le carica almeno a 400 Pf) si avrà una attenuazione nella stessa gamma alta oltre i 15.000 hz.

Penso che la scelta di Shure, Ortofon e di altre marche ancora fatta all’inizio degli anni ’70 di ottimizzare le proprie testine per una capacitanza piuttosto alta di 400 pf., fosse dettata dal fatto di evitare ad ogni costo che potessero trovarsi in una situazione operativa di capacitanza eccessiva e quindi con una attenuazione degli alti. Quando, alla fine degli anni ’70, si diffusero cavi a bassa capacità i costruttori di testine probabilmente ritennero che questa soglia di sicurezza poteva essere abbassata a 200-250 pf.

Tenete presente che i cavi after market attuali hanno una capacità che varia dai 0,75 ad 1 Pf/cm, valori ben al di sotto dei cavi utilizzati dalla Dual per i 1019-1219 che,come abbiamo visto sopra, era intorno agli 1,5 pf/cm. Nei cataloghi dal 1975 in avanti, la Dual specifica chiaramente che nei loro giradischi vengono utilizzati nuovi cavi a bassa capacitanza per essere compatibili con le testine adatte per la quadrifonia (tipo la Shure M24H) che, evidentemente per motivi tecnici, richiedevano una capacitanza di soli 100 pf.

Non è un caso che nella seconda metà degli anni ’70 nascono i pre-phono con questo valore regolabile, per adattarlo ai vari tipi di testine presenti sul mercato: lo standard di 400 pf era stato ormai abbandonato.

Prima di passare al terzo capitolo, un intervallo musicale collegato ai titoli presenti in questo paragrafo ed in questo articolo: vi invito ad ascoltare la ragione di più che cantava Ornella Vanoni dell’anno 1969, un pezzo che ha una sua particolarità (oltre che per la sua bellezza, IMHO) nei due autori che non ti aspetti. La musica fu scritta da Mino Reitano, ben lontana dagli schemi melodici del cantautore calabrese, mentre i testi furono per la prima volta scritti dalla stessa Ornella Vanoni (in collaborazione con Franco Califano), che si cimentò poi più volte in questo compito nel proseguio della sua carriera. Gli arrangiamenti erano di colui che poi arrangiò Battisti nei suoi anni migliori e fondò poi per conto suo i Rondò Veneziano, Giampiero Reverberi.

(se volete saltare l’introduzione di Alighiero Noschese, andate al minuto 1’20”)

Il secondo video è un brano che si rifà al sottotitolo “Keep Them Spinning”: sempre dal 1969, o giù di lì, un classico del rock americano di quell’epoca “Spinning Wheels” (qui si parla di ruote, anzichè di dischi che girano) dei Blood, Sweat & Tears

CAPITOLO 3: QUALITA’ SONICA RELATIVA ED ASSOLUTA DEI DUAL 1019, 1219 e 1229.

Se ricordate ho scritto il primo articolo sui Dual commercializzati della Grundig, dopo aver sentito l’entusiastico parere di Roberto (nostro cofondatore) sulle qualità del 1019 che aveva comprato qualche mese fa: da allora ho fatto parecchie ricerche per cercare di capire come si ponessero come qualità i Dual 1019, 1219, 1229 in particolare (esiste anche il 1249 a cinghia) rispetto ai giradischi vintage ed anche quelli moderni. Come già detto da almeno un lustro c’è stato una vera e propria corsa ai giradischi vintage a puleggia dopo che una rivista americana nel 2007 disse che per loro il miglior giradischi al mondo era il Thorens TD 124.

A questo proposito ho trovato il parere di un utente americano del forum Audiokarma che, possedendo già un Thorens TD 124 con braccio SME 3009 S2 Improved e testina Shure V15 III con stilo Jico SAS (che casualità!) ha voluto acquistare un Dual 1229 completamente originale dal corrispondente locale del nostro Emilio di Audio Oasi, quindi un esemplare rimesso a nuovo dopo pulizia del motore e lubrificazione come da istruzioni della casa. Ebbene grandissima è stata la sua sorpresa nel notare che il Dual 1229 combatte sullo stesso piano del suo TD 124: alla fine dice di preferire il Thorens ma le differenze sono così piccole, che se per caso un giorno glielo rubassero, non lo ricomprerebbe, Il Dual 1229 gli dà le stesse soddisfazioni in termini di ascolto. Qui il link: a quella discussione (ovviamente in inglese) audiokarma.org

 

GRUNDIG PS 71 DUAL 1229 ANNO 1973

GRUNDIG PS 71 – DUAL 1229 ANNO 1973

THORENS TD124MKII CON BRACCIO SME

THORENS TD124 MKII CON BRACCIO SME 3009

 

L’utente precisa che forse la distanza fra il TD 124 ed il 1229 sarebbe ancora minore se avesse potuto montare la stessa testina del TD124 anche sul 1229, ma, poichè non voleva alterare il perfetto equilibrio sul TD 124, non ha smontato la SASsy Shure V15 III° ma ha comprato una Shure M95ED dotandola anch’essa con stilo Jico SAS per il 1229. Non so se e di quanto si sarebbe ridotta la distanza in caso di parità di testine, comunque sia è sicuramente un giudizio molto lusinghiero.

Credo che vada comunque ben sottolineata una cosa, o meglio una “condicio sine qua non”, ovvero che per mettere a confronto le qualità soniche dei Dual con altri giradischi bisogna prima essere ben sicuri che l’esemplare oggetto delle nostre attenzioni sia stato revisionato e lubrificato a dovere.

Il tallone d’Achille dei giradischi a puleggia è considerato (perlomeno in quelli non costruiti a regola d’arte) dal rumore proveniente o dal motore o dalla puleggia: in realtà i Dual di cui ci siamo occupati finora, se hanno ricevuto la giusta manutenzione, non sono affatto rumorosi.La stessa Dual era tanto sicura di questo da affermare, nella brochure del Dual 701 a trazione diretta (che andava a sostituire il 1229), che

“Il Dual 701 è il giradischi meno rumoroso mai costruito….. grazie alla particolarità del suo motore (n.d.r. – a trazione diretta con circuito di Hall, davvero sofisticatissimo) ed ai filtri antirisonanza è leggermente meno rumoroso del 1229. Tuttavia se già possedete un 1229, oppure ogni altro Dual attualmente in produzione, sentirete una piccolissima differenza, e non vi consigliamo di cambiare il Vs. Dual attuale con il nuovo 701. Piuttosto, come espressione dello stato dell’arte, il 701 è raccomandato per quegli appassionati che vogliono il giradischi meno rumoroso mai costruito”.

So che sembra incredibile una tale affermazione, ma la potete verificare Voi stessi leggendo la locandina qui riportata.

DUAL 701 PUBBLICITA' IN INGLESE

Estratto dalla brochure pubblicitaria in inglese del Dual 701: il brano citato è quello in basso a destra (clicca per ingrandire).

Aldilà del fatto che in vita mia non avevo mai visto una casa costruttrice, di qualsiasi settore merceologico, consigliare di non acquistare l’ultimo modello, a meno di certe condizioni – a riprova della estrema serietà della Dual – essa stessa con quanto dichiarato sopra, certifica che la serie 12xx come rumorosità è di pochissimo sotto il 701, modello che non cito a caso, perchè ancora oggi è considerato uno dei giradischi più silenziosi al mondo grazie al suo straordinario motore a trazione diretta EDS 1000, per molti ancora oggi tra i migliori mai prodotti.

Ho voluto precisare questo importantissimo aspetto perchè in rete troverete tutto ed il contrario di tutto su questi Dual: sono letteralmente venerati da molti, così come sono odiati da altri: il mio sospetto è che i (pochi) giudizi negativi siano dovuti al fatto che si riferissero ad esemplari che non avevano ricevuto la necessaria manutenzione e quindi apparivano rumorosi.

Voglio precisare che in rete ci sono un sacco di tutorial su come fare per fare la manutenzione da soli del proprio Dual, dipende molto anche dalla manualità che ognuno sente di avere: la mia è scarsissima, per cui non ho avuto alcun dubbio nell’affidare il mio alle amorevoli cure di Emilio di Audio Oasi.

dual_1229_brochure tonearm page

Braccio dei Dual 1229: particolare della sospensione cardanica in quattro punti (clicca per ingrandire)

Io, come molti altri utenti e possessori di questi Dual, penso che uno degli elementi costitutivi della ottima qualità di questi giradischi sia sicuramente il braccio, di qualità nettamente superiore a quelli montati normalmente di serie all’epoca e che non sfigura nemmeno rispetto a quelli che oggi sono considerati campioni del rapporto qualità prezzo come i Rega RB 250-300 oppure i Project 9 nelle loro varie declinazioni.

Il braccio montato sui 1219 e 1229 dichiara caratteristiche di resistenza alla frizione e di errore di tracciamento pari a quelle degli SME 3009 e pari, se non migliori, anche a quelle dichiarate dalla Thorens per i bracci montati di serie sui vari TD 125, TD 160 e TD 320. Una sua caratteristica particolare è la sua leggerezza che permette alle testine MM con alta cedevolezza (come le Shure degli anni ’70) di seguire veramente al meglio le rugosità dei microsolchi e di fare estrarre loro il maggior numero di dettagli possibile. Nelle sue Brochure la Dual non ha mai dichiarato la massa effettiva del braccio della serie 1219-1229, ma attraverso il confronto delle frequenze di risonanza risultanti con una data testina applicando il famoso grafico (che ripropongo ancora una volta qui sotto), con quelle risultanti dal sistema di calcolo fornito da Vynil Engine, ho trovato che i valori risultanti dal grafico Dual sono pressochè coincidenti con quelli che si ottengono impostando un braccio di massa effettiva di 7 grammi in Vynil Engine.

DUAL GRAFICO RISONANZA BRACCIO TESTINA

Questo valore è ben inferiore ai 12 gr. dichiarati dallo SME 3009, nonchè dai 10-11 dichiarati dalla Pro-ject e dalla Rega per i loro, valori ottimizzati più per le testine MC che MM. Ovviamente non basta fare un braccio leggero, ma bisogna anche realizzarlo bene, stabile, che consenta alla testina di leggere nel migliore dei modi. Evidentemente alla Dual erano riusciti in questo intento.

Molti storcono il naso di fronte a queste affermazioni sostenendo che è impossibile che un braccio collegato a tutti quegli automatismi possa mantenere le prestazioni dichiarate dalla casa. Dimenticano un particolare importantissimo: nel momento in cui la puntina tocca il vinile tutti i meccanismi degli automatismi si disinseriscono, quindi non solo il braccio, ma anche il piatto non sono più a loro vincolati, non ci sono quindi attriti o vibrazioni aggiuntive di alcun genere durante la lettura del disco.

I Dual risultano competitivi con molte delle migliori realizzazioni odierne anche perchè si interfacciano a meraviglia con le SASsy Shure, considerate da molti a loro volta competitive con tutte le MC anche di prezzo fino ad un paio di migliaia di euro; questi due componenti (braccio e testine Shure) costituiscono una combinazione affiatata che permettono ad ognuno di fare esprimere il meglio all’altro, lavorando in perfetta sinergia.

Riguardo il confronto di qualità fra le migliori MM vintage e le MC attuali si trovano parecchie discussioni nei forum internazionali dove in generale si nota come non sia per niente vero (anzi) quello che l’industria hi-fi ha voluto far credere agli utenti, ovvero che una MC sia necessariamente migliore di una MM, magari un giorno ritornerò sull’argomento con un articolo apposito.

PIATTO DUAL 1219

PIATTO DUAL 1219 (clicca per ingrandire)

Altro componente di qualità assoluta di questi giradischi è il piatto, in lega di zinco pesa 3,2 kg ed è dinamicamente bilanciato. Vi chiedete cosa vuol dire “dinamicamente bilanciato”? Diciamo che nel suo sviluppo è stato sottoposto a prove di funzionamento fino a quando non si è trovato un bilanciamento perfetto di rotazione senza vibrazione alcuna. Avete presente il processo di bilanciamento delle ruote delle auto che fa il gommista? Bene si tratta di una cosa similare, solo che qui non ci sono pesi da applicare al cerchio, ma probabilmente, attraverso calcoli preventivi, si era giunti ad una conformazione del piatto che forniva una rotazione perfettamente bilanciata, poi verificata attraverso vari prototipi. Oggi questo si può facilmente ottenere attraverso i programmi di calcolo e di simulazione al computer, nel 1970 bisognava essere molto bravi a fare i calcoli per non buttare via una quantità esagerata di prototipi approntati per la loro verifica nella realtà operativa.

Il suo peso era pari a quello dei piatti utilizzati nei Thorens che sono rimasti nella storia, TD 124, TD 125, TD 126, serie TD 160 e serie TD 320, nonchè spesso ancora maggiore a quello dei piatti dei giradischi odierni al di sotto dei 2.000 euro. Quindi ancora oggi è un pezzo di qualità assoluta; faccio presente che il modello appena sotto i 1219-1229, ovvero il 1218-1228 montava un piatto di 1,8 kg non dinamicamente bilanciato: la serie successiva al 701, entrata sul mercato a partire dal 1977 aveva un piatto di 1,3 kg (Dual 704 e 721) ed erano i top di gamma. Non è sempre corretto fare l’equazione maggiore peso = maggiore qualità, tuttavia indica almeno che non si è badato al risparmio per raggiungere il miglior risultato possibile.

Vi domanderete come faceva la Dual nei primi anni ’70 ad implementare componenti di tale qualità in giradischi commercializzati a prezzi concorrenziali: penso che fossero le dimensioni aziendali che le permettevano questo. Nella metà degli anni ’70 la Dual aveva 3.000 dipendenti e contava su nove (dicesi 9!) stabilimenti, tutti in Germania. Provate ad immaginare il numero dei giradischi prodotti annualmente, il fatturato che faceva e le economie di scala che le erano possibili; se pensate che Pro-ject, Rega e Linn oggigiorno non avranno più di una o due centinaia di dipendenti, anche tenendo conto dei vantaggi di economie di scala portati dall’avanzamento della tecnologia, si capisce perchè la qualità dei Dual di cui stiamo parlando oggi può essere paragonata ai giradischi odierni dal costo di qualche migliaia di euro

Per verificare quanto sopra scritto (riguardo la storia industriale della Dual) vi invito a visitare questa pagina, utilizzando un buon traduttore online: dual-plattenspieler.de

DUAL 1975 SEDE CENTRALE AMMINISTRATIVA

Dual – Sede centrale amministrativa – anno 1975

DUAL 1975 STABILIMENTO 5

Dual – Stabilimento n° 5 – Anno 1975

DUAL 1975 FASI DELLA PRODUZIONE

Dual anno 1975: Fasi della produzione

Vorrei sottolineare che comunque a mio parere è meglio non avventurarsi mai in definizioni tipo “il migliore giradischi al mondo” e così via, in quanto ogni tipologia, a telaio rigido o fisso, a cinghia, a puleggia o trazione diretta suona bene secondo la bontà del progetto, ed ognuno di noi ha comunque delle preferenze soggettive che quindi non possono rappresentare mai un assoluto.

Penso sia molto più ragionevole parlare di prestazioni di alto livello, poi ognuno di noi avrà le sue preferenze. Per questo motivo ho preso a paragone il Thorens TD124, non perchè sia convinto che sia il migliore giradischi al mondo (non potrei mai dirlo, non avendolo mai ascoltato personalmente) ma penso che se è così ben considerato da tanti appassionati di ogni latitudine e longitudine, rappresenta evidentemente un “piatto” (come mi piace questo termine!) di eccellente livello, ed essendo a puleggia, ben si presta ad un confronto con i Dual in Grundig zarge.

Ora un’altra pausa musicale prima di passare al quarto capitolo.

Nella prima pausa ho inserito “Una ragione di più” di Ornella Vanoni del 1969, canzone particolare per le fasi dal ritmo calmo che si alternano a fasi con un ritmo che sale per poi fermarsi di nuovo: non credo sia un caso che Mino Reitano abbia scritto una musica con quelle caratteristiche, credo si fosse ispirato ad un grandissimo successo uscito qualche mese prima: Eloise di Barry Ryan (scritta da suo fratello gemello Paul), non per niente ne fece una sua cover in italiano.

Anche questa è una canzone dalla struttura ritmica composta da fasi di calma che si alternano ad altre dove il ritmo sale in modo parossistico. Gli arrangiamenti sono semplicemente sontuosi, così da sembrare una specie di sinfonia pop di quasi sei minuti. Anche per un bambino di 7 anni, come ero io a quell’epoca, che la sentiva svariate volte nelle serate del “Dancing” estivo che mio padre aveva appena inaugurato, era una canzone impossibile da dimenticare. Mi piaceva così tanto che speravo da grande di avere una ragazza di nome Elisa per potergliela dedicare.

Ascoltatela con attenzione e seguite lo splendido assolo finale con il pieno orchestrale, fiati compresi; arrivò nei primi 5 posti delle classifiche di ben 17 paesi europei, il singolo vendette tre milioni di copie.

Se non siete ancora convinti che questa canzone sia un vero capolavoro, Vi prego, ascoltate questa magnifica versione con coro e grande orchestra dal vivo, probabilmente dei primi anni ’90 (anche qui, se volete saltare l’intervista introduttiva a Barry Ryan, andate al minuto 1’15”).

Ho un forte sospetto che quando John Miles nel 1976 scrisse la sua altrettanto bella “Music” sia stato in qualche modo ispirato da questa canzone.

CAPITOLO 4: UN ACCESSORIO ESTERNO E COSTOSO PER MIGLIORARE ULTERIORMENTE I DUAL IN GRUNDIG ZARGE

Quando leggevo le riviste specializzate di Hi-fi, ero incuriosito dal fatto che esistevano molti giradischi che, a detta dei recensori, miglioravano decisamente il loro suono se forniti con un loro alimentatore esterno dedicato (casi tipici il Linn Sonndek LP12 con il Lingo, i Project con il loro Pro-ject Speed box ed i Thorens con alimentatori prodotti da terzi). Allora non mi interessavo di vinile e quindi avevo registrato la cosa senza indagarne le ragioni e conseguentemente la sua plausibilità.

LINN LINGO IMMAGINE

Linn Sondek 12 con alimentatore Linn Lingo

Pro-ject speedbox se

Alimentatore esterno Pro-ject Box SE

Recentemente con l’immenso aiuto che ci è dato da Internet, e rileggendo quelle vecchie riviste, ho capito che quasi tutti i piatti a trazione a cinghia ed a puleggia (tra cui i Dual 1019, 1219, 1229 e 1249) sono stati dotati dai loro costruttori da motori alimentati in corrente alternata sincroni per due loro caratteristiche salienti:

  • la prima risiede nella loro semplicità, basso costo e durata quasi eterna, se fatti pulire periodicamente.
  • la seconda, ben più importante, è che la loro velocità di rotazione è stabile e totalmente insensibile alle variazioni della tensione (che varia moltissimo e continuamente nelle nostre case) della energia fornita, essendo sensibile solo alle variazioni di frequenza (50 hz in Europa), valore che generalmente è ben più stabile della tensione.

Tuttavia anche se la frequenza dell’energia elettrica domestica è piuttosto stabile, la sua sinusoide non è spesso per niente di forma ideale, influenzando così in parte non solo la stabilità di rotazione ma anche la rumorosità del motore.

MOTORE DUAL 1219-1229

Motore Dual 1219-1229

Gli alimentatori esterni di cui parlavo sopra in realtà sono veri e propri rigeneratori di corrente ed erogano una energia elettrica con un frequenza di 50 hz perfettamente stabile e con forma della sinusoide perfetta; questo non è una cosa da poco conto, tutt’altro. La storia dei costruttori di giradischi è la storia di una eterna battaglia contro le vibrazioni, che in un giradischi sono di due tipi: esterne dovute allo stesso suono emesso dai diffusori, ed interne, generate dal motore stesso. Ambedue vengono combattute con soluzioni come il telaio flottante o al contrario un telaio rigidissimo e più o meno pesante, ma mentre le prime posso combatterle anche con un ragionato posizionamento del giradischi (ad es. mai davanti alle casse) ed un buon interfacciamento braccio-testina (cercando di ottenere la famosa frequenza di risonanza del sistema compresa fra gli 8 ed 11 hz), per le seconde invece in teoria come appassionato non posso farci niente, è tutto rimandato alla bontà del progetto.

Gli alimentatori dedicati ci vengono quindi in aiuto, perchè oltre alla rumorosità riducono anche le vibrazioni del motore stesso, sia controllando la frequenza dell’energia fornita e la sua sinusoide, sia, limitatamente ai modelli più sofisticati, diminuendo la tensione, e quindi la potenza del motore una volta raggiunta la stabilità di rotazione. Provate a pensare ad un motore automobilistico: se andate a 130 all’ora fissi in autostrada, non vi serve tanta potenza poichè non avete bisogno di fare forti accelerate, e quindi avrà molte meno vibrazioni se lo fate girare a 2.500 giri nella marcia di riposo, piuttosto che a 3500 in quella immediatamente inferiore per avere spunto: alimentando i motori sincroni dei giradischi con questi accessori succede la stessa cosa, una volta avviato il piatto riducono la tensione ed anche la potenza (quindi le vibrazioni) del motore stesso.

Mi sono quindi domandato: esiste un accessorio come questo adatto per i Dual? Le prime ricerche hanno dato esito sconfortante, nel senso che tutti gli alimentatori conosciuti avevano una caratteristica che li rendeva inutilizzabili, supportavano motori con un consumo non superiore ai 5-6 watt secondo il modello considerato, mentre il motore dei Dual 1219-1229 consuma 10 watt (quello del 1019 consuma 7,5 watt). Dopo aver affinato al massimo la chiave per le ricerche sul web è finalmente uscito l’unico alimentatore al mondo che supporta motori con consumi fino a 15 watt: si tratta del Phoenix Eagle PSU dal costo non indifferente di 525 $, tuttavia assolutamente concorrenziale con altri modelli in commercio.

Faccio notare che questo modello per motori surdimensionati (appunto quelli dei Dual, ma anche quelli dei Garrard) è stato lanciato sul mercato all’inizio di quest’anno: prima la casa commercializzava una unità che supportava i motori dei Pro-ject, dei Linn, dei Rega e via discorrendo… (max 6 watt di consumo)

PHOENIX Eagle PSU DATI TECNICI

Phoenix Eagle PSU Phoenix Eagle PSU – Componenti e dati tecnici – clicca per ingrandire

Phoenix Eagle PSU: dati tecnici ed il manuale uso. Poichè questi tipi di alimentatore sono pensati anche per quei giradischi moderni dove il cambio della velocità da 33 a 45 giri avviene manualmente spostando la cinghia sul perno del motore, e prevedono quindi per comodità dell’utente di cambiare elettronicamente la velocità, penso sia davvero consigliabile, dato che nei Dual tutto avviene automaticamente e meccanicamente, utilizzare questo alimentatore sulla posizione 33 giri, e di utilizzare il comando posto sul giradischi in caso si voglia utilizzare la velocità 45 giri. Infatti se usate il comando sull’alimentatore la velocità cambia perchè fornisce una frequenza di rete più alta al motore, ma in questo modo non potrete utilizzare la velocità 78 giri. Come appena detto molto meglio settare l’alimentatore su 33 giri fare le tarature della velocità di rotazione su questa velocità e variarla quando necessario meccanicamente con l’apposito comando sul Dual (il comando agisce sulla puleggia che si posiziona in modo diverso per un diverso rapporto di trasmissione).

In generale potrei mettere decine di link a commenti di possessori (nonchè di recensioni) di giradischi Linn, Pro-ject e Thorens dove si testimoniano evidenti miglioramenti una volta collegati a questi alimentatori – rigeneratori di corrente.

Tuttavia qui parliamo di vintage e quindi affordable hi-fi, ha senso quindi parlare di un investimento che tra costo dell’oggetto, trasporto, IVA e dazi doganali si avvicina ai 700 euro, cifra più o meno pari al doppio del costo dello stesso giradischi fresco di manutenzione nonchè dotato di stilo Jico SAS?

Facciamo un gioco e mettiamoci allora nei panni di una persona che ha la fortuna di poter spendere questi circa 700 euro: ovviamente la domanda principe è: i miglioramenti ottenuti sono tali da valere un tale investimento ?

In fondo con tale cifra posso comprarmi un Dual 701 ricondizionato a nuovo che incorpora già nel motore EDS 1000 un circuito che ha le stesse funzioni dell’alimentatore Phoenix (e’ il circuito di Hall, cui accennavo sopra, nella brochure in inglese è spiegato in modo dettagliato).

DUAL 701 CARATTERISTICHE MOTORE

Brochure Dual 701: nella parte in alto spiegate le caratteristiche salienti del motore EDS 1000

La risposta a mio parere può essere positiva se si verificano queste condizioni:

Le prime due sono pre-condizioni senza le quali reputo piuttosto inutile questo investimento, perchè si andrebbe ad inserire in una situazione non ottimale ed i suoi effetti non si manifesterebbero nella loro pienezza o probabilmente non si avvertirebbero affatto:

  • si è già fatta la manutenzione per ottenere il meglio dal proprio Dual 1019/1219/1229/1249.
  • si è già aggiornata la sua testina Shure con con uno stilo Jico SAS.

Ecco gli altri fattori giustificativi (Tra il serio ed il faceto):

  • avete una grande collezione di vinili
  • siete un collezionista dei dischi neri, volete il massimo da un giradischi che però vi dia la possibilità non solo di riprodurre al meglio i 33 giri, ma anche eventualmente di dischi a 78 giri, motivo per cui non vi interessa il 701.
  • Vi piace molto farvi la Vs. compilation dei vostri 45 giri preferiti di quando eravate adolescenti impilandone sei alla volta con l’accessorio Dual AS 12 (anche questa cosa impossibile con il 701)

Vi invito a vedere questo video che ne mostra il funzionamento (non fate caso alle scelte musicali dell’autore del video, sono da dimenticare):

  • siete un fanboy della Grundig come lo scrivente, e la scritta “Grundig” sulla vostra sorgente analogica aggiunge piacere al piacere di ascolto (il 701 non è mai stato commercializzato dalla Grundig)

Meccanismi interni Dual 1219 – 1229

 

  • –  subite il fascino di un giradischi vintage costruito tutto in ferro con una meccanica di precisione che ricorda quella degli orologi svizzeri, per questo motivo sempre aggiustabili e dal funzionamento preciso anche dopo decenni di funzionamento.
  • – nasconderete tale accessorio alla vista e sapete che proverete un grande piacere nel vedere altri appassionati, invitati nel frattempo a casa vostra, che non riescono a capacitarsi di come un cambiadischi degli anni ’70 abbia prestazioni al di fuori di ogni loro immaginazione, e se ne andranno da casa vostra trascinandosi la mandibola che non vuole rientrare nella sua posizione originale. Se volete essere particolarmente spietati il massimo è aggiornare con stilo SAS una testina rimarcata Dual dalla sigla astrusa e difficilmente ricollegabile alla corrispondente Shure (tipo appunto le ormai famose DM101 MG – M91GD, DM 103 ME – M91ED, D105 ED – M95ED) che disorientano il Vs. audiofilo amico, perchè se aggiornate una V15 III-LM, bè allora si spiegherà tutto fra sè e sè dando il merito esclusivamente alla V15 III.
  • – Dopo oltre quarant’anni volete smentire la pubblicità della Dual, il Vs. Dual 1019 o della serie 12xx ora è diventato silenzioso come il 701 se non addirittura di più.

Personalmente, se vincessi parecchi soldi alla lotteria, sarei fra quelli fortemente tentati ad acquistare questo alimentatore esterno.

CAPITOLO 5: VARIE ED EVENTUALI

Nell’ultimo paragrafo di questo ultimo articolo di questa serie dedicata ai Dual commercializzati dalla Grundig, voglio soffermarmi su due semplici consigli.

Il primo riguarda il metodo più economico e, a quanto si evince da una sterminata letteratura disponibile sul web, più efficace per mantenere puliti gli stilo delle testine: si tratta di utilizzare il prodotto Magic Eraser di Mr. Clean, in Italia meglio conosciuto come “Gomma magica” di Mastro Lindo (video tutorial). In sostanza si tratta di tagliare a metà la “Magica Gomma” per ridurne lo spessore, immergere tre o quattro volte lo stilo in questo “materassino” abbassando semplicemente il braccio e poi concludere passando con il classico spazzolino per puntina avendo l’accortezza di far partire sempre lo spazzolino da dietro lo stilo e mai dal senso contrario. Questo sembra essere il metodo più efficace in assoluto, tenete presente che la magica gomma in Italia non costa più di tre euro a confezione!

Il secondo consiglio riguarda una ulteriore parola chiave per cercare le dima fornite in origine con i portatestine Dual TK14 e TK24 (per i Dual serie 12xx) ed il Dual TK12 (per i Dual 1019) che servono per verificare il perfetto allineamento delle testine (ne abbiamo parlato diffusamente nella terza parte di questa serie di articoli). Oltre che con queste chiavi di ricerca, che vi servono solamente se avete la fortuna di trovare in vendita questi accessori NOS, ovvero nella loro confezione originale (cosa piuttosto rara) vi conviene cercarli sul noto sito di aste tedesco con la chiave “Dual montagelehre”, oppure anche con “Dual einstellehre”. In questo modo riuscirete ad intercettare le dima usate messe in vendita singolarmente, non associate ai portatestina NOS.

DUAL TK 12 DIMA

Dima per portatestine Dual TK12

 

DUAL TK 14 DIMA

Schema utilizzazione Dima per portatestine Dual TK14 e TK24

MUSICA E CONCLUSIONI

Come al solito ancora un pò di musica che è più una nota di costume che altro, prima della conclusione. L’immaginario collettivo porta spesso a pensare che la discoteca e la musica da ballare sia un fenomeno iniziato con la disco music nel 1975: ovviamente non è così: anche nel locale di mio padre fin dal 1971 vi erano serate danzanti con la musica riprodotta da dischi e non da orchestra: il nostro impianto era composto da due piatti Lenco, da un microfono ed un mixer, mentre l’amplificazione ed i diffusori era fornita da una marca del settore professionale la Semprini, concorrente della Montarbo ed altre ancora. Il disc-jockey non parlava, si limitava a metter su i dischi di brani mixandoli che erano chiamati in italiano ballabili, ma tutti li chiamavano in inglese “Shake”.

Tra i protagonisti di quel periodo che infilarono una serie si successi notevole dal 1971 fino al 1974 va annotato il gruppo inglese dei “Middle of the Road”, famosi anche per la bellezza e la particolare voce della cantante Sally Carr: ho scelto, dalla Top of the Pops del 1971 della BBC il singolo che sembra uno scioglilingua ma che ebbe un successo clamoroso “Chirpy Chirpy Cheep Cheep” – (In colour!)

Ad un battito d’ali dallo scoppio del fenomeno della Disco music, ci fu un altro shake che invase le serate danzanti nel 1974: vincitore dell’Eurofestival di quell’anno che si teneva a Brighton, il brano si chiama “Waterloo” proposto da un gruppo svedese, allora sconosciuto, che avrebbe avuto un “discreto” successo in seguito, gli ABBA. Qui l’esibizione originale:

Seguii quella performance in diretta davanti al mio Grundig Super Electronic (tv B/N ovviamente) insieme a mio cugino coetaneo: facemmo un tifo sfegatato per loro, e dopo la loro vittoria e conseguente premiazione, ambedue andammo a dormire sognando il dolce viso della bionda Agnetha. Se da bambino nel 1969 speravo da grande di avere una ragazza di nome Elisa, nel 1974 da ragazzino di 12 anni in preda alle prime tempeste ormonali, speravo che assomigliasse a Sally dei Middle of the Road o Agnetha degli ABBA…….

Notate che c’è una cosa che accomuna i Middle of the Road con gli ABBA, ed è la tecnica di sovraincisione delle voci delle cantanti, in modo che sembri che ci siano tante Sally, Frida ed Agnetha a cantare.

 

AGNETHA

Agnetha degli ABBA

SALLY CARR

Sally Carr in copertina

Termina così questa serie di articoli che spero abbia in primo luogo interessato i lettori, ma soprattutto abbia dato loro gli strumenti e lo spunto per fare in proprio le proprie ricerche e le proprie valutazioni in merito agli argomenti via via proposti. Ripeto di non fare acquisti semplicemente in base a mie valutazioni, ma usate gli strumenti indicati in questi articoli per fare le Vs. ricerche personali ed arrivare ad una Vs. opinione. Lo spirito di Grundiglove è esattamente opposto alla pretesa di fornire certezze e classifiche assolutistiche, ognuno di noi è alla ricerca del suono che ci soddisfa, è una ricerca alla fine giocoforza soggettiva; questi articoli hanno avuto solo la speranza di fornire ai lettori utili chiavi di ricerca, da utilizzare secondo gusti e tasche personali.

Se in futuro dovessero presentarsi ulteriori particolari aspetti da approfondire, non mancherò di trattarne, anche aprendo una o più discussioni nel forum.

Concludo con l’invito con cui ho aperto questo ultimo articolo: continuate a farli girare!


P.S. del 25/04/2015: ERRATA CORRIGE E PRECISAZIONI

Quando ho scritto l’articolo non ricordavo precisamente la rivista che aveva definito il TD124 il migliore giradischi al mondo: ora sono riuscito a rintracciare fonte e notizia: qui, nel bellissimo sito di Stefano Pasini, potete verificare che fu la rivista americana “Sound Practices” ad affermare nel 1994 (quindi più di dieci anni prima di quanto da me erroneamente indicato nell’articolo) che, in un confronto con il Linn LP12 Sondek ed altri mostri sacri del momento,

Il Thorens eccelle nel presentare corpo, peso e ritmo…. Ha un “peso” che il Linn non ha….Il ‘124’ merita l’attenzione di una mente creativa con un’anima musicale

Subito la rivista inglese “Hi-fi world” pubblica un articolo dove afferma che a loro avviso il Thorens TD124 è probabilmente il miglior giradischi mai costruito al mondo.

Voglio approfittare dell’articolo scritto da Stefano Pasini anche per rimarcare come i Dual erano sì concorrenziali, ma i loro concorrenti erano appunto i top di gamma delle marche più famose, a riprova della grande cura costruttiva e tecnica che la Dual profondeva nei suoi prodotti. Infatti nel 1975, il top della Thorens, il TD125 costava in Italia 235.000 lire con il braccio e 175.000 lire senza: nello stesso anno il Dual 1249 (successore del 1229 che la Grundig nel 1976 commercializzò con il proprio marchio con la sigla P100) costava 195.000 lire.

Tutto questo per rimarcare ancora una volta come sia lusinghiero il confronto fra i Dual 1219-1229-1249 con i Thorens TD 124 e TD 125. Aggiungo che alcuni preferiscono i Dual ai Thorens (come Gabriele di Ferrara) altri il contrario, ma rimane una lotta fra titani.

 

Ringraziamenti:

per le misurazioni e le spiegazioni tecniche sulla capacitanza: Gabriele di Ferrara

per la pazienza nello spiegarmi come si impagina un articolo: il nostro cofondatore Pasgal

per le foto tratte dai cataloghi Dual e Grundig in tedesco: http://wegavision.pytalhost.com/

per le foto tratte dai cataloghi e brochure Dual in inglese. Vynilengine.com

per informazioni e foto sulla società Dual: www.dual-plattenspieler.de

 

 

13 Comments

  1. Ciao Luca, come sempre complimenti per il tuo gran lavoro divulgativo, dal quale traspare evidentissimo l’amore per questi apparecchi e per la musica.
    Potresti, però, spiegarti meglio su queste tue parole: “per compensazione è andata a variare la impedenza di carico, che in questi compatti non è di 47 kohms come in tutti gli altri amplificatori stand alone”.
    Te lo chiedo perchè questo aspetto mi giunge nuovo, nel senso che sapevo anch’io che la capacità di carico dell’ingresso phono-TA dei compatti è ottimizzata per i giradischi installati, ma ero del tutto all’oscuro di una modifica anche al valore della resistenza di carico, che per standard internazionale è sempre stata di 47 Kohm.
    Appena ho un attimo di tempo, vado a vedere sui service manual degli RPC e degli Studio se c’è qualche dato in proposito. Nel frattempo, se puoi precisare meglio…
    Grazie!

  2. Ciao Stefano, premetto che non sono un tecnico, ma che mi piace studiare per capire cose che mi incuriosiscono. Quello che ho imparato con l’ausilio di Gabriele di Ferrara è che la risposta in frequenza delle testine a magnete mobile è influenzata da due fattori in contemporanea. Il primo è quello della resistenza di carico dell’ingresso Phono, il secondo è dato dalla capacità di carico totale, costituita dalla somma delle capacità del cavi all’interno del braccio, del cavo di segnale che collega il giradischi all’ingresso Phono e dello stesso ingresso Phono.
    Per comodità si è fissato a livello internazionale lo standard della resistenza di carico di tutti gli ingressi phono presenti negli amplificatori o nei pre-phono dedicati alle testine MM al valore di 47 kohm; quindi è rimasto aleatorio il valore della capacità resistiva perchè ovviamente non è materialmente possibile standardizzare a livello mondiale la capacità di tutti i cavi costruiti al mondo (anche perchè varia secondo la loro lunghezza).Per questo motivo le case costruttrici di testine MM le hanno ottimizzate per il valore di impedenza di 47 kohm: alcune di esse hanno avuto l’accortezza di avvertire l’utente anche del valore di capacità per cui si sarebbe raggiunto la massima linearità di risposta in frequenza. Infatti è ovvio che tutti i grafici relativi a questa caratteristica da esse pubblicati per i loro prodotti, erano relativi alle condizioni ottimali di lavoro. Stava poi al consumatore a dotarsi di un set-up con capacità il più vicino possibile al valore raccomandato.
    Se Shure raccomandava una capacità di 400 pf, tale valore si raggiungeva con un cavo di segnale non inferiore al metro un metro. Questo cavo di segnale per ragioni evidenti si riduce a pochissimi cm. all’interno dei compatti, rendendo di fatto totalmente impossibile raggiungere la capacità raccomandata dalle case costruttrici.
    A questo punto il costruttore di compatti ha due strade davanti a sè: a) inserisce una resistenza sul percorso fra la testina e la sezione Phono del compatto per portare la capacità al valore raccomandato, oppure b) misurare la bassissima capacità risultante all’interno del compatto e variare di conseguenza la impedenza all’ingresso Phono per riportare la risposta in frequenza in condizioni di perfetta linearità.
    La Grundig ha scelto questa seconda strada: come scritto nel primo articolo, Gabriele all’interno del suo RPC 500 ha misurato un impedenza di carico dello stadio Phono di 82 kohm (invece dei convenzionali 47) che evidentemente gli ingegneri della Grundig avevano visto essere il valore perfetto per linearizzare la risposta in frequenza delle Shure tarate in fabbrica per lavorare fra i 400 ed i 500 pf con impedenza di 47 kohms. Trovandosi con una capacità sicuramente inferiore ai 100 pf, hanno dovuto variare l’impedenza.
    Spero di essere stato di aiuto.

  3. Che articolo. .spettacolare.grazie a questo forse go capito perché con testina.acutex 412 sento troppo la gamma alta.il mio 1219 ha il cavo segnale sostituito purtroppo..per cui dubito che raggiunga i 400pf..infatti era lungo 2.8 metri..

  4. Luca, chiedo scusa a te ed anche a Gabriele, che non conosco, e sia chiaro che non intendo in alcun modo polemizzare con nessuno.
    Però, credo che qualche precisazione in merito a questo problema vada comunque fatta, perchè mi sembra di capire che su questo argomento c’è un po’ di confusione.
    Cominciamo col dire che in un ingresso phono (ma non solo in quello, ovviamente), una cosa è il CARICO CAPACITIVO, ed altra cosa è il CARICO RESISTIVO.
    Si tratta di valori del tutto indipendenti tra loro, nel senso che non sono in alcun modo correlati.
    Come hai detto giustamente, qualsiasi testina MM (perchè è di queste che stiamo parlando, sulle MC il discorso è un po’ diverso), per poter essere interfacciata correttamente con un ingresso phono, deve “vedere” un carico RESISTIVO che per convenzione è stato fissato a 47 Kohm (anche se poi non tutti i pre rispettano alla lettera questa regola, discostandosi in alcuni casi anche di parecchio), nonchè un carico CAPACITIVO che varia in funzione delle caratteristiche del modello di testina, ma anche del risultato che si desidera ottenere in gamma alta.
    Infatti, è proprio la capacità d’ingresso TOTALE (ottenuta considerando anche quella dei cavi) ad influenzare la risposta in frequenza delle testine MM nella parte alta dello spettro audio.
    Noi sappiamo che più è alta la capacità totale vista dalla testina, più la risposta in frequenza sarà “calante” sugli acuti.
    Sappiamo anche che la lunghezza dei cavi di connessione (e non dimentichiamo i fili interni al braccio, che seppure in misura inferiore contribuiscono anche loro al raggiungimento del valore capacitivo totale) ha una influenza ben precisa sulla capacità totale del sistema “vista” dalla testina.
    Quindi, OK sul fatto che – a parità di tutti gli altri parametri – un cavo più corto determina generalmente una diminuzione della capacità totale vista dal sistema.
    A mio parere, però – e qui chiedo il supporto di chi ne sa di elettronica, in particolare a Marco – per compensare il basso valore di capacità dovuto alla “cortezza” del cavo non bisogna intervenire sulla resistenza di carico, proprio perchè i valori resistivi e capacitivi sono ordini di grandezze completamente diversi e svincolati l’uno dall’altro, me semmai su quelli capacitivi.
    In altre parole, se devo aumentare un valore di capacità troppo basso andrò ad aggiungere altra capacità (cioè condensatori), lasciando però il carico resistivo inalterato.
    Se poi, misurando il valore resistivo di un ingresso phono, rilevo 82 kohm anzichè 47 kohm io credo che ciò sia dovuto ad altri fattori, e non per una scelta progettuale.
    Tanto per fare un esempio, se una testina (come la Shure del caso da te citato) richiede per una risposta lineare 400 pf e l’ingresso phono ha una capacità di ingresso di 100 pf, non si dovrà far altro che aggiungere 300 pf mediante opportuna compensazione, ma sempre CAPACITIVA.
    Colgo l’occasione per precisare che ho dato un’occhiata ai service manual di vari compatti RPC e Studio, e tutti (sottolineo TUTTI) dichiarano per l’ingresso phono una resistenza di ingresso pari a 47 Kohm, come è giusto che sia, mentre non riportano (a quei tempi non lo faceva quasi mai nessuno, purtroppo) il valore capacitivo.
    Devo anche dire però che non mi sono mai preso la briga di misurare se effettivamente il valore resistivo dichiarato sia poi in concreto rispettato.
    Ops, mi rendo conto che sono stato un po’ prolisso, forse questo argomento meriterebbe un articolo a parte 🙂
    Aspettiamo ulteriori contributi.

  5. Caro Luca nella nostra guida in desktop remoto sono stato molto deciso e serioso con te, ti ho subito chiesto massima attenzione invitandoti a tenere la bocca chiusa, poi ti ho richiamato per alcune cosucce.

    Vedi, nel leggere ora questo articolo mi rendo conto che il mio modo di “spiegare” o “insegnare” qualche cosa è ottimo, dato che i risultati, il tuo lavoro, è stato perfetto! Bravo!

  6. Per Pasquale: i tuoi complimenti mi fanno un enorme piacere, visto che quando il maestro è indiscutibilmente bravo, se poi i risultati sono scarsi, vuol dire che l’allievo è “zuccone”.
    In risposta a Stefano: torno a premettere che parlo da semplice appassionato, in quanto i miei studi liceali ed amministrativi non mi permettono di parlare con piena cognizione di causa, tuttavia per quanto ho appreso sono d’accordissimo che carico capacitivo e carico resistivo sono due cose diverse ed indipendenti fra loro, tuttavia è altrettanto pacifico che ambedue hanno una influenza sulla risposta alle alte frequenze delle testine MM: per cui se non riesco ad arrivare alla linearità perchè non riesco ad avere il valore corretto di una delle due, posso cercare di compensare variando l’altra.
    Per essere più chiari: se non riesco ad arrivare alla capacità consigliata, posso cercare di compensare variando la impedenza di carico. Poichè nella normalità delle cose è il carico resistivo ad essere fisso (47Kohms) si deve giocoforza cercare di mettere in grado la testina di operare con il giusto carico capacitivo.
    Per permettere a chiunque di raggiungere una linearità di risposta anche in presenza di carichi capacitivi non ottimali, sono stati messi in commercio pre-phono che hanno la possibilità si settare altri valori di carico resistivo oltre a quello standard di 47kohms. Si tratta di pre-phono che, prevedendo la possibilità di gestire anche le testine MC ti permettono di impostare un carico resistivo che parte da 100 ohm, per arrivare, attraverso vari step fino a 100.000 (100k) ohms. Nei forum tipo Vynil engine per molti utenti, possessori di questi pre-phono, è prassi normale provare diversi valori di carico resistivo (dai 33 ai 100kohms) per vedere se la testina in loro possesso dà risultati migliori. In generale penso che facciano questo per il semplice motivo che ignorano completamente il reale carico capacitivo presente nei loro impianti e che ritengano molto più semplice utilizzare questa opportunità fornita dai loro costosi pre-phono, piuttosto che spendere altri soldi per comperare un capacimetro preciso.
    Per quanto riguarda i compatti Grundig, anche io ho sottolineato che una via che sembra semplicissima da correre sia quella di inserire una resistenza capacitiva che porti la capacitanza totale a quei 400-500 pf che consigliava la Shure per le testine che venivano montate in origine su quei apparecchi, tuttavia Gabriele ha rilevato una situazione che farebbe pensare che la Grundig abbia preferito variare il carico resistivo per compensare quello capacitivo troppo basso. Aldilà delle caratteristiche dichiarate sarebbe bello verificare se all’interno di questi compatti esiste questa resistenza all’interno dello stadio phono per portare la capacità totale intorno ai 400 pf. In caso non ci fosse (quindi con una capacitanza totale interna che non può superare i 100 – 150 pf) diventava obbligatorio variare il carico resistivo per tornare ad una risposta in frequenza il più possibile lineare.

  7. Ah beh, se è per quello, anch’io ho fatto tutt’altri studi (liceo classico e poi giurisprudenza), quindi so bene di non essere un tecnico.
    Tuttavia, sin da ragazzo la mia passione (unita ad una buona dose di curiosità) mi ha sempre portato a studiare ed applicare l’elettronica. So di avere degli enormi limiti, ma quel poco che so me lo faccio bastare.
    Tornando all’argomento, OK, sei stato molto chiaro.
    Però, rimango della mia idea, almeno finchè qualcuno con la giusta preparazione non vorrà illuminarci.
    Ed in particolare, continuo a non credere corretta una metodologia che prevede che si vada ad alterare la resistenza di carico per compensare una capacità non ottimale.
    Aumentare un valore capacitivo troppo basso è facilissimo, basta aggiungere il quantitativo di capacità giusto. Non vi è alcuna ragione di intervenire sulla resistenza.
    Il fatto che alcuni pre-phono offrano la possibilità di variare anche la resistenza di carico trova la sua giustificazione nell’esigenza di modificare appunto il valore resistivo, e non quello capacitivo (il quale, peraltro, nella quasi totalità dei casi ha già i suoi regolatori separati).
    Poichè però non penso (non l’ho mai fatto) di avere la verità in mano, mi piacerebbe saperne di più, magari le mie conoscenze non sono del tutto giuste.
    Piuttosto, vorrei tanto sapere da chi l’ha fatto come si misura la resistenza di carico di un ingresso phono. Non credo che basti appoggiare i puntali del tester sugli ingressi…

  8. Ciao Stefano, il Sig. Gabriele di Ferrara è totalmente refrattario all’uso di Internet, per precisa scelta, non certo per incapacità, è un Signore dai modi squisiti, quasi di altri tempi. Quindi sono sicuro che non interverrà personalmente per spiegare come ha misurato la capacità. Poichè non riuscireri a riferire la procedura senza averla vista di persona, spero un giorno di avere occasione di andarlo a trovare a casa sua (normalmente ci incontriamo a casa di Giancarlo Feraguti di Ferrara) così da poter soddisfare la tua giusta curiosità. So che non è per niente complicata, in ogni caso.

  9. Faccio notare di avere aggiunto un post scriptum con una errata corrige che aiuta comunque a valutare il valore dei Dual commercializzati dalla Grundig.

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