IL PIACERE DI RIASCOLTARE IL VINILE
Solo 18 mesi fa non avrei mai pensato di tornare ad ascoltare i vinili: ed invece eccomi qua, dopo aver scritto svariati articoli sui Dual commercializzati dalla Grundig, a riferirvi sul mio Dual in Grundig zarge ed anche su come sono arrivato ad acquistarlo.
Fino alla metà del 2014 avevo sempre pensato che non sarei più tornato ad ascoltare i circa 50 vinili che avevo comprato fra il 1977 ed il 1987, anno in cui mi fu comprato da mio padre, come regalo di laurea, il mio primo lettore CD.
Il motivo era molto semplice, nelle prove comparative fra il disco, riprodotto dal giradischi che usavo allora, un Technics SL-3110, un trazione diretta della linea economica del 1979, ed il corrispondente CD, vinceva sempre il CD.
Nemmeno dopo il 1997, quando (ri)diventai un grande appassionato di Hi-fi, finalmente con portafoglio proprio, cambiai idea. Preferii investire nei lettori CD. Dal 1987 al 2002 cambiai testina tre volte (passai, in ordine di tempo, dalla originale Ortofon F15E alla Shure M75 ED T2 poi alla Goldring 1006 per poi finire alla Grado Black), niente da fare il CD vinceva sempre. Addirittura nel 2002 ruppi lo stilo della Grado e da allora il Technics fu tolto dal rack e portato in solaio, da dove scende due o tre volte l’anno per verificarne la funzionalità.
Inoltre nel 2003, leggendo un articolo dedicato ai giradischi su una nota rivista specializzata italiana, mi resi conto che per avere un buon suono analogico bisognava azzeccare l’accoppiamento braccio testina, cosa che complicava ulteriormente le cose, dato che bisognava conoscere dati come la massa effettiva del braccio e la cedevolezza della testina, che non sempre erano disponibili, soprattutto il primo: non riesco tuttora a capire perchè così tanti costruttori di giradischi, sia odierni che dell’era d’oro del vinile non abbiano fornito questo dato.
Anche la cedevolezza non sempre è indicata, tutt’altro. Per fare un esempio, la Shure non ha mai dichiarato quest’ultimo dato, anche se tutti dicono che è su valori medio-alti , io stesso ho ricavato questi dati perchè erano indicati nelle istruzioni per l’uso delle testine Shure che la Dual rimarcava e forniva insieme ai propri giradischi.
Una volta trovati questi dati bisognava applicare questa formula e verificare che il risultato fosse compreso fra i valori compresi fra i 9 ed i 11-12 hz.
Come se non bastasse, veniva indicato come fosse indispensabile effettuare il perfetto allineamento della testina per il perfetto tracciamento dei microsolchi, aggiungendo però che una volta fatto, nei giradischi moderni diventava molto complicato fare una semplice sostituzione di testina, perchè la vecchia conchiglia portatestine ad attacco universale SME era ormai scomparsa (in nome della rigidità del sistema, come se la testina trasmettesse vibrazioni del 7° grado della scala Richter).
Quindi già il semplice attaccare una testina al braccio manovrando cacciaviti da sotto è una impresa improba da veri contorsionisti degni di partecipare al gran galà annuale del circo che si tiene nel Principato di Monaco.
Mi sembrava davvero tutto troppo complicato, fatto apposta per scoraggiare gli appassionati meno dotati di manualità (come me, purtroppo) e rimettere tutto nelle mani dell’”esperto” negoziante: peccato che i “soloni” dell’hi-end non hanno tenuto in conto che questi negozi ed i relativi titolari stanno diventando a loro volta rarissimi, e quindi la semplice operazione di un cambio testina comporta spesso di fare almeno 30 km, con giradischi appresso, ed addirittura sottobraccio, se il suddetto negoziante si trova nel centro storico di una città capoluogo – come ad esempio il caso di quello a me più vicino, posto giusto nella via dello struscio di Mantova, in piena ZTL – roba che se vuoi avvicinarti a meno di 100 mt. devi chiedere il permesso speciale alla polizia locale.
Questo comporta che un cambio testina ti viene a costare almeno 40 euro fra spese carburante, di permesso speciale di accesso e parcheggio. Alla fine per me era molto più semplice infilare un CD nel lettore, anche se perdevo il fascino del disco che gira, delle magnifiche copertine,e, in definitiva – cosa ancora più importante – il fascino della seconda parte della mia mia adolescenza dai 15 ai 20 anni, coincisa perfettamente con gli ultimi anni d’oro del vinile (1977-1982).
Quali sono allora i fattori che mi hanno fatto cambiare idea? Sono stati essenzialmente due:
1) La scoperta del mondo dell’hi-fi Grundig
2) La lettura delle brochure, dei manuali di istruzioni e di servizio dei Dual 1219 e 1229.
Il primo fattore è stato fondamentale, senza questo non ci sarebbe mai stato il secondo.
Infatti dopo essermi imbattuto nel mondo Hi-fi Grundig a metà del 2013, ho cominciato ad andare a vedere su Internet anche Grundig Revue antecedenti al 1975, ovvero precedenti a quelli che avevo già avidamente sfogliato durante la mia adolescenza.
Grazie alla grande documentazione che potete trovare qui ho cominciato a notare che negli anni dal 1967 al 1974 Grundig aveva commercializzato come giradischi stand-alone i modelli ammiragli della Dual di quel periodo, ovvero i modelli 1019, 1219 e 1229, in ordine di apparizione sul mercato.
Poichè esteticamente mi hanno subito potentemente intrigato ed affascinato, all’inizio del 2014 ho cominciato a curiosare online quali erano la fama che li accompagnava come qualità di riproduzione, e, soprattutto, se era disponibile la documentazione originale per capire quali erano le caratteristiche dichiarate dalla casa.
- GALEOTTI FURONO LA BROCHURE ED IL MANUALE ISTRUZIONI
Nel sito linkato sopra, come era presente una copiosa documentazione sulla Grundig, altrettanto si poteva trovare riguardo la Dual, ma qui era in tedesco, mentre sul sito americano Vynilengine.com erano addirittura disponibili in inglese brochure del 1229 (praticamente identico al 1219) ed i manuali di istruzioni (nonchè i manuali di servizio) sia del 1219 che del 1229.
Scaricai, stampai e cominciai a leggere la brochure del 1229 e fu qui che nacque il colpo di fulmine! Rimasi colpito dalla descrizione e dalle caratteristiche di funzionamento di questi due modelli e della filosofia Dual in generale, perchè annullava in sol colpo tutte le mie perplessità sulla mia capacità di mettere a punto un giradischi: sembravano la risposta puntuale a tutte quelle difficoltà operative per ottenere un buon suono analogico paventate in quel famoso articolo che lessi nel 2003.
Per la prima volta, nella mia ormai più che trentennale esperienza di lettore di brochure di apparecchi hi-fi (ne ho sempre raccattato una quantità industriale in ogni negozio ed/o fiera che visitavo) e quindi anche di giradischi, mi sono imbattuto in una marca che pubblicizza in modo chiaro ed inequivocabile come fare per calcolare se la testina che stai considerando costituisce un abbinamento ideale con il braccio del giradischi pubblicizzato, e lo fa nel modo più chiaro e semplice possibile.
Invece di riportare la formula matematica hanno riportato un grafico dove sulle ascisse è riportato il peso delle testine, mentre nelle ordinate è riportata la frequenza di risonanza in Hz, che si ottiene semplicemente intersecando il peso della testina (comprese eventuali viti per quelle a standard ½ pollice) con la curva della cedevolezza sempre della testina che intendiamo montare.
Come sapete del punto di vista tecnico ne ho già parlato ampiamente in questo articolo, ma qui voglio sottolineare come questo fatto mi ha veramente impressionato, le alchimie che di solito riesci (forse) a conoscere solo se leggi assiduamente le riviste di settore, a disposizione di chiunque abbia frequentato almeno la terza media. Questo approccio di rispetto della Dual verso il consumatore finale mi ha conquistato.
Quindi il primo scoglio da superare per ottenere un buon suono, ovvero come scegliere una testina che si adatti perfettamente al braccio, è felicemente superato.
Il secondo grosso scoglio è dato da il successivo allineamento della testina che si è scelta, ed in questo caso la soluzione proposta da Dual è, come ben sanno chi ha letto i miei precedenti articoli, semplice e geniale allo stesso tempo: un sistema proprietario di portatestine intercambiabili che, combinato con le testine Shure ridisegnate nelle forme esterne appositamente per la Dual, portano al perfetto allineamento automatico dello stilo alla geometria del braccio su cui è montato. Non contenti di questo nel manuale di istruzioni veniva chiaramente indicato come, usando la dima che veniva fornita di serie, era possibile senza sforzo alcuno individuare anche il perfetto allineamento per le testine con attacco universale.
Dopo aver appreso queste due cose ero già convinto che se mai avessi ripreso ad ascoltare vinili, sarebbe stato probabilmente con un Dual, ma tuttavia si sa, nel campo dell’hi-fi non basta che una cosa sia facile da usare, bisogna anche che suoni bene.
Anche da questo punto di vista, proseguendo nella lettura della brochure e dei documenti accompagnatori la Dual, in modo particolare con i suoi modelli top della serie 1200, mi ha convinto nel modo più assoluto.
A pagina 9 della brochure del 1229 qui sopra riprodotta, si trova la più precisa descrizione di come utilizzare la regolazione dell’anti-skating di tutti i giradischi prodotti sul globo terracqueo di ogni tempo. Infatti vi si precisa in prima battuta che sulla rotella che regola appunto l’antiskating, i valori da applicare sono sdoppiati secondo il tipo di stilo che è montato sulla nostra testina, ellittico o conico, ma in seconda battuta, addirittura viene spiegato che in caso di stilo conico i valori indicati sono esatti solo nel caso che lo stilo avesse un diametro di 15 micron. Nel caso fosse di diametro diverso andava applicata una compensazione. La Dual ha fornito la compensazione da applicare per i conici di 9, 11, 13, 17 e 19 micron di diametro.
Obiettivamente il grafico della brochure fa capire il concetto, ma risulta difficilissimo estrapolare il valore esatto di antiskating da applicare in caso di diametro diverso da quello standard di 15 micron (standard dato dal diametro degli stilo conici delle testine di punta della Shure con cui venivano normalmente forniti i giradischi di serie – M91G, M91 GD ed M95G), ma non abbiate paura: a pag. 11 del manuale di istruzioni è riportato lo schema preciso con i valori corrispondenti esplicitati (vedere qui sotto)
A questo punto la mia considerazione per la Dual era cresciuta in modo esponenziale, ma c’è stato un terzo elemento che mi ha convinto di come fosse veritiera la loro pubblicità tutta incentrata sul fatto che la precisione dei loro giradischi faceva la differenza rispetto a quelli delle marche concorrenti.
Questo elemento è costituito dalla accuratezza e dalla precisione con cui venivano espresse le caratteristiche del braccio. Infatti, oltre la lunghezza effettiva (che anche gli altri spesso indicano – caratteristica saliente) erano indicati anche il suo massimo errore tangenziale di tracciamento (gradi 1 e 30 al massimo – conseguenza del fatto che era il braccio più lungo di ogni giradischi automatico esistente) e la resistenza massima del braccio al movimento verticale (meno importante, nel senso che indica la resistenza a seguire le ondulazioni del disco, che in generale NON dovrebbero esserci) ed a quello importantissimo in senso orizzontale, ovvero la resistenza opposta dal braccio a seguire la puntina verso il centro del disco durante la riproduzione dello stesso. Per la cronaca questi due valori per il 1219 ed il 1229 sono pari rispettivamente a 0,007 e 0,015 gr.): a questo punto mi sono domandato perchè quasi nessun costruttore di giradischi o di bracci li dichiarava.
Questo pone il problema che, in primo luogo viene a mancare un termine di confronto ed in secondo luogo, senza termini di paragone è difficile capire se sono valori ottimi, buoni o solo discreti. Certo, il fatto che quasi tutti gli altri omettessero di dichiararli mi faceva pensare che forse era la stessa Dual a porsi come termine di paragone…; come si faceva a capire se fosse quest’ultima l’ipotesi valida?
Ebbene la risposta arrivò subitanea pochissimi giorni dopo: mentre stavo curiosando sui manuali di istruzioni di alcune delle testine vintage a magnete mobile più quotate, mi sono imbattuto sulle istruzioni di quella che da tutti è considerata una delle migliori testine MM mai costruite, la top di gamma della AKG alla fine degli anni ’70, ovvero la AKG P8 ES con taglio ellittico, che poi si evolverà nella versione SUPERNOVA con stilo taglio Van den Hul. Qui si riporta (in inglese) che “Dovrebbe essere accoppiata solamente con i migliori bracci aventi una bassissima resistenza alla frizione nei cuscinetti del perno inferiore ai 15 mg. (0,015 gr.) in ogni direzione”
Eccellente: allora i bracci dei Dual 1219, 1229 (ma anche dei successivi 1249, 701 e 721 che dichiaravano lo stesso valore) in teoria sono di assoluta qualità; vi faccio l’esempio di uno dei bracci oggi più quotati dal punto di vista del rapporto qualità-prezzo, il Jelco SA-750D: a fronte di un costo di circa 700 dollari e di recensioni che lo ritengono superiori a bracci dal costo ben superiore ai 1.000 dollari, quando andate a vedere la frizione massima orizzontale è di 0,020 mg, quindi superiore ai 0,015 mg dei bracci Dual 1219 e 1229.
Qualche tempo fa lessi in qualche discussione, che alla precisione ed alla qualità del braccio dei Dual 1219 e 1229 contribuisce anche il diverso sistema di bilanciare il peso della testina montata (cosa ampiamente pubblicizzata nelle stesse brochure del 1219 e 1229): in quasi tutti gli altri giradischi c’è il solo contrappeso, lo si gira fino a quando il braccio rimane perfettamente orizzontale con la testina montata, si porta l’indicatore del peso a lui associato sullo zero e poi si gira fino al peso di tracciamento richiesto dalla testina che utilizziamo.
In questi Dual invece le cose sono separate: c’è una rotellina a parte (vedi foto sotto) che comanda una molla a spirale attorno all’asse orizzontale del braccio, da mettere sullo zero prima di iniziare il bilanciamento: poi si comincia a girare il contrappeso, che procede a scatti, fino a quando il braccio rimane sospeso in posizione perfettamente orizzontale; una volta raggiunta la posizione giusta, si torna a girare la rotellina di cui sopra puntandola sul valore del peso di lettura più consono alla testina che stiamo utilizzando, senza toccare il contrappeso.
Voglio sottolineare che la Dual dichiara nella sua brochure che ad ogni scatto del contrappeso corrisponde ad una variazione del peso applicato di soli 0,01 gr., una precisione incredibile (provare per credere) che permette SEMPRE di trovare il punto esatto che permette al braccio di rimanere in posizione perfettamente orizzontale, senza ondeggiare in alto ed in basso, e che questo sistema permette di raggiungere una precisione nel valore del peso di lettura che si vuole applicare superiore ai concorrenti.
Voglio ripetere anche in questa occasione che gli automatismi non intervengono in alcun modo a peggiorare le potenzialità di questo braccio, perchè appena la testina tocca il vinile essi si disinseriscono automaticamente: gli ingegneri della Dual sono stati veramente bravi nel perseguire la migliore qualità possibile.
Tuttavia rimane il fatto che tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare.
- IL PIACERE DI POSSEDERE UN PEZZO DI STORIA DELL’HI-FI
Mi è bastata qualche ricerca con Google per scoprire come negli USA e non soltanto, i Dual sono molto bene considerati anche per aspetti che vanno oltre la loro qualità di riproduzione. In particolare negli Stati Uniti i Dual hanno una eccezionale reputazione come giradischi vintage, dovuta in primo luogo alla loro eccezionale qualità costruttiva, che si evince dai meccanismi che sottostanno a tutto il funzionamento del piatto, che possono far paragonare tutti i Dual a puleggia top di gamma nella loro epoca (1009, 1019, 1219 e 1229) ai meccanismi dell’alta orologeria svizzera (lasciatemi la licenza poetica di dire che il meccanismo del Dual 1219-1229 sta ai giradischi, come il famoso “El Primero” della casa svizzera “Zenith” sta agli orologi).
Nel mondo anglosassone è veramente apprezzato il fatto che avendo un funzionamento tutto meccanico e non avendo praticamente alcun componente in plastica ma solo in metallo – con l’eccezione di cui parlerò tra poco – per funzionare sempre al meglio questi giradischi hanno bisogno solamente di una relativamente facile manutenzione.
Anche l’eccezione di cui parlavo sopra, ovvero il famigerato Stuerpimpel in plastica, che con il suo inesorabile sbriciolarsi nel tempo arriva a bloccare gli automatismi, non costituisce un vero problema: negli anni scorsi si rimediava sostituendolo con oggetti similari, oggi con le stampanti 3D il problema si è letteralmente dissolto.
Voglio dare un mio contributo personale nel sottolineare il livello assoluto della qualità costruttiva di questi giradischi: Vi prego di osservare la foto qui sotto che raffigura la parte inferiore dello chassis del mio 1219 (tratta dal report tecnico di Emilio sul suo restauro che sarà ripetuta più avanti):
come potete vedere, a parte lo chassis ed il motore anodizzati neri ed il supporto del perno del piatto in lega di metalli pressofuso dal colore grigio opaco, praticamente tutti gli altri componenti del meccanismo hanno un colore metallico che vira al giallo.
Proprio questo è la testimonianza che tutti questi elementi sono fatti in acciaio e sono stati sottoposti al trattamento di “elettrozincatura gialla” per evitare per sempre di essere soggetti agli attacchi della ruggine; in questo modo hanno una durata praticamente illimitata.
Vi domanderete come faccio a fare una simile affermazione: mi viene dalla mia attuale recente esperienza lavorativa. Sono impiegato in una ditta specializzata nella produzione di collettori oleodinamici in acciaio o alluminio che vengono utilizzati in circuiti idraulici sia in ambienti terrestri di tutte le latitudini, che sulle piattaforme marine per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi. A tutti i collettori in acciaio viene immancabilmente applicato il trattamento di elettrozincatura gialla e vengono ad assumere il colore dei meccanismi Dual che vedete nella foto soprastante (per l’alluminio tale trattamento non è necessario).
E’ per me davvero appagante possedere un giradischi che ha almeno 43 anni di età, ma ha una tale qualità costruttiva che funziona esattamente come da nuovo, e potenzialmente funzionerà così vita (mia) natural durante, previa una lubrificazione ogni cinque anni circa.
La qualità di riproduzione e la robustezza di questi giradischi era ben nota anche all’epoca della loro commercializzazione, sia di quà che aldilà dell’oceano, e così nei primi anni ’70 furono venduti in grande quantità. Questo ha reso possibile ancora oggi reperire con una certa facilità i ricambi eventualmente necessari, incrementando così la loro popolarità attuale presso gli appassionati dell’hi-fi vintage (e di conseguenza anche i loro prezzi si stanno muovendo in aumento).
Tornando alla qualità di riproduzione, nei forum di lingua inglese molte erano le testimonianze a favore di questi modelli (1219-1229); durante i meeting a Ferrara ho scoperto come ci siano persone che, per esperienza diretta, li ritengono superiori ai Thorens TD-125 dotati di braccio SME 3009 S2 e testina V15III, a patto che fossero perfettamente ricondizionati.
- AUDIO OASI, IL RIGENERATORE DEI PIATTI DUAL
Anche il fatto di poterne avere uno pienamente ricondizionato è stato un problema subito risolto, infatti durante la ricerca di Dual 1219 o 1229 in vendita in Italia, mi sono imbattuto in un annuncio di un tipo che diceva di essere disponibile per il restauro e manutenzione dei Dual anni ’70. La cosa incredibile è che abitava dove io ho abitato per 30 anni, ovvero a Carpi (MO), comunque vicinissimo alla mia attuale residenza. Lo contattai immediatamente chiedendogli se la mia intenzione di acquistare un 1219 o 1229 fosse una scelta saggia in termini di qualità o ci fossero altri modelli decisamente migliori.
Ovviamente sto parlando di Emilio di Audio Oasi e la sua risposta affermativa non fece altro che aumentare ancora l’interesse verso questi due modelli.
Durante altre ricerche, il fattore che ha scatenato definitivamente la voglia di acquistare un Dual 1219 o 1229 è stata la scoperta che non solo le testine adottate in origine erano delle ottime testine che suonano in modo eccellente con il braccio di questi Dual, ma che addirittura erano disponibili, come ricambio, gli stilo più sofisticati attualmente disponibili; questo ha dato il via alla decisione di scrivere il primo articolo della serie “Dual in Grundig Zarge + SASsy Shure”.
Mentre facevo tutte queste ricerche nel 2014, mi ero imbattuto in un annuncio di un signore di Frosinone che metteva in vendita un’impianto completo Grundig tutto in livrea bianca del 1972 (veramente bellissimo) composto da: sintoamplificatore Grundig RTV 900, Grundig PS 70 – Dual 1219 con la testina top con cui veniva venduto all’epoca, la Shure DM103 M-E – M91ED e casse Grundig regalbox 306. Il mio budget non poteva prevedere l’acquisto dell’intero impianto (pensate solo ai costi di spedizione) allora, dopo 5 o 6 mesi che l’articolo persisteva senza raggiungere il suo scopo, presi il telefono e chiesi al venditore se era disposto a vendere i pezzi separatamente.
La sua risposta affermativa mi entusiasmò: passarono quasi due mesi prima della spedizione del Grundig PS 70 bianco, durante i quali gli mandai tutte le istruzioni e precauzioni da prendere per fare un imballaggio a prova di bomba, facendomi ovviamente carico di questi maggiori costi.
Alla fine arrivò completamente illeso, ma come era facile prevedere il piatto girava, ma non c’era un solo automatismo che funzionasse: quindi dopo pochi giorni lo consegnai alle capaci mani di Emilio di Audio Oasi. Dopo una pausa musicale, comincia il racconto del restauro conservativo.
Il brano che vi propongo nel titolo e nello spirito del testo si adatta bene alle mie aspettative di non vedere l’ora di rivedere di nuovo il 1219 in perfetta forma: si tratta di un pezzo praticamente contemporaneo al 1219; dalla fine del 1973 ci ascoltiamo “When I will see you again” (“Quando ti rivedrò di nuovo”, in italiano) del gruppo femminile “The Three Degrees”, uno dei tanti brani a raggiungere i piani alti delle classifiche internazionali proveniente dall’ambiente discografico e artistico della città americana di Filadelfia. All’epoca si parlò infatti del “Philadelphia Sound”, se non lo ricordate, più avanti vi proporrò altri esempi famosissimi di quel genere musicale, che io definerei come “precursore” della Disco Music.
In PAL color! tratto dal “James Last show” secondo canale tedesco ZDF, notate l’eleganza del loro tubino in lamè con lo spacco, niente piercing o strani tatuaggi, davvero altri tempi….
Se questo brano non vi dice molto, vi propongo il capostipite (1972) di tutti quelli che seguirono, “Love Train” degli O’Jays, scritto, come il precedente, dalla premiata ditta Gamble and Huff: difficile stare fermi davanti alla tastiera.
Era la sigla di una trasmissione cult della TV americana della prima metà degli anni ’70, chiamata “Soul Train”.
In color, ma in NTSC color, ovvero sarcasticamente tradotto come acronimo dagli stessi americani, ma soprattutto poi dai tedeschi quando proposero il loro sistema colore PAL nettamente migliore (che fu scelto da quasi tutti i paesi europei nel 1967), “Never Twice the Same Color” “Mai due volte lo stesso colore” in luogo del reale “National Television System Committee”
- L’AMORE PER LA GRUNDIG RENDE CIECHI
Probabilmente Vi chiederete perchè un restauro conservativo quando si potrebbe fare un restauro completo con i magnifici plinti di Audio Oasi?
Tralasciando ovviamente il differente impegno economico, è che io onestamente, da “diversamente giovane” fanboy della Grundig trovo più bello il plinto della Grundig: so che penserete che l’amore rende ciechi e quindi ci può stare tutto, ma devo peggiorare le cose confessandovi che il mio gusto estetico rigetta i plinti originali della Dual. So che a questo punto vi domanderete ma dov’è la differenza?
Ebbene il plinto originale mi sembra avere la grazia di un carrarmato con quegli spigoli assolutamente squadrati e con una superficie frontale esagerata, dovuta all’altezza della base stessa e soprattutto alla smodata altezza del coperchio in plexiglass, così concepito per permettere di chiuderlo anche nell’eventualità di utilizzo in modalità cambiadischi.
Insomma il mio senso delle proporzioni fa a pugni con quello dei designer della Dual, ma va a nozze con quello dei designer Grundig e volete sapere quale è il motivo?
Semplice, per rendere all’apparenza più sottile la base in legno, alla Grundig hanno pensato bene di fare due smussature, una al limite inferiore e l’altra al limite superiore, verniciandole in nero creando così una discontinuità in modo da farla apparire più “slim”. Non solo, allo stesso scopo hanno adottato una cappa in plexiglas più bassa, anche a costo di precluderne l’utilizzo in posizione chiusa con la modalità cambiadischi.
Queste due piccole modifiche rendono i Dual in Grundig zarge ai miei oocchi perfettamente armoniosi dal punto di vista estetico, senza per questo sminuire la sensazione di robustezza e di pesantezza – questa volta fisica (particolari di questo appena più sotto) – non estetica, che trasuda dallo chassis del 1219/1229. Come già scritto altre volte, inoltre avere la scritta Grundig sul telaio, aggiunge piacere all’intrinseco piacere di ascolto.
Mettendo da parte comunque il fattore semplicemente estetico io volevo un giradischi che fosse riportato alle condizioni in cui era come quando era uscito dalla fabbrica in cui mamma Grundig l’ha fatto. Notate in questa foto qui sotto (cortesia di ebay.de) come all’interno del plinto, in un punto raggiungibile solo a giradischi non ancora assemblato, c’era il pass del controllo qualità della fabbrica 5 della Grundig. Questo farebbe pensare che i giradischi non fossero comunque assemblati dalla Dual con specifiche diverse per ogni cliente e spediti già assemblati alla Grundig, ma che ogni plinto fosse fornito in fabbrica alla Grundig che poi lo assemblava insieme agli chassis nudi che arrivavano dalla foresta nera.. Forse alla Grundig non volevano condividere nulla più dello stretto indispensabile con la Dual.
Come sapete se avete letto questo articolo non volevo alterare quelle tarature elettriche previste dalla Grundig in previsione di un inserimento del giradischi in una catena tutta Grundig.
Parlando del plinto, non si può sottacere che quello della Grundig, secondo alcuni inserzionisti di “Dual 1219 in Grundig Zarge” in Germania, è più massiccio e più pesante di quello originale Dual: almeno due di essi si sono spinti a dichiarare che pesa circa 13 kg (purtroppo non esistono dati ufficiali della casa).
Onestamente non ho potuto verificare in alcun modo questo dato, essendo in possesso solamente di una bilancia pesapersone; se metti su questa il giradischi, automaticamente non vedi il peso registrato. Posso dire che prendendolo in mano durante il trasporto mi è sembrato a sensazione ben più pesante di 10 kg, e vicinissimo ai 14 kg dichiarati dalla marca costruttrice della mia tv portatile a tubo catodico che ho in cucina.
Tuttavia per curiosità ho cercato di calcolare per deduzione il peso del plinto Grundig prendendo come dato attendibile i circa 13 kg contro i 10,6 totali dichiarati del Dual. Se guardiamo la sola differenza del peso totale fra le due versioni del 1219 è di circa 2,4 kg. Possono sembrare una variazione non eccessiva (pari comunque circa al 25% in più del peso totale), ma bisogna osservare due cose:
la prima è che bisogna valutare che lo chassis del 1219 pesa 7,1 kg in ambedue i casi: la seconda è che probabilmente il coperchio del Grundig, essendo di dimensioni leggermente inferiori al CK 21 Dual peserà leggermente di meno, ma per comodità assumiamo che pesi uguale.
Alla fine risulta che se il plinto della Dual pesa 1,6 kg come da loro pagina tratta dalla loro brochure pubblicitaria in tedesco, andando per sottrazione, deducendo dal (presunto) peso totale di 13 kg. del Grundig PS70 i 7,1 kg dello chassis ed i 1,6 kg del coperchio (uguale nelle due verisoni) risulta un peso del solo plinto in legno di 4,3 Kg! Quindi un peso quasi tre volte superiore a quello originale Dual.
Può questa differenza di peso determinare una differenza nella qualità del suono? Data l’entità della differenza potrebbe essere plausibile, ma io non ho alcuna prova diretta di questo: sul web ci sono persone che hanno scritto di avere messo a confronto le versioni originali del Dual 1019 con quella PS1 Grundig (anch’essa più pesante) riferendo che quest’ultimo suona meglio, ma sto solo riferendo impressioni di altri ed inoltre è forse azzardato applicare la proprietà transitiva dal plinto Grundig PS1 al PS70.
Prima del prossimo paragrafo, un altro intermezzo musicale, proveniente sempre dal Philadelphia sound. Qualche mese dopo il successo delle “Three Degrees” qui in Italia ebbe un grande successo il singolo che voleva essere il portabandiera di quell’ambiente musicale, non per niente il titolo era proprio “The Sound Of Philadelphia”: era eseguito dai “Mother, Father, Sister and Brother”. Tutto veniva abbreviato in T.S.O.P. eseguito dai M.F.S.B.
In quel preciso periodo (prima metà del 1974) , in qualunque locale si volesse ballare c’erano due soli modi per farlo nel modo migliore: il primo era ascoltare brani dal “Philadelphia Sound” il secondo era dal “Barry White Sound” e qui entriamo in un campo minato, perchè potrei scrivere fiumi di parole su Barry White, ma non è questa la sede.
- IL LUNGO RESTAURO
Devo dire che fin dal primo scambio di mail e telefonate ho trovato Emilio una persona decisamente simpatica, competente e con una reale grande passione per questi giradischi tedeschi ed è stato naturale che mi contagiasse con la sua passione.
Così è cominciato uno scambio di impressioni, conoscenze reciproco molto stimolante.
Voglio subito tranquillizzare chi in questo momento ha dei giradischi in restauro presso Emilio o chi è intenzionato a farlo: il continuo scambio di impressioni ed informazioni ha allungato notevolmente il restauro stesso.
Ogni volta che riferivo delle mie nuove conoscenze rintracciate sul web in merito, Emilio le commentava o le metteva alla prova, dipendeva dalla loro plausibilità.
1) La mia prima “scoperta” che ho sottoposto alla sua prova, è stata la testina Acutex 412 STR: trovata (purtroppo quando altri modelli più performanti come la 415 e la 420 erano già andati esauriti) sul sito delle aste presso un rivenditore italiano che aveva cominciato a proporle NOS almeno dal 2010 se non prima, grande era la curiosità di metterla alla prova. Il suo basso prezzo di acquisto e le caratteristiche dichiarate in teoria la rendevano una campionessa assoluta del rapporto qualità prezzo. Sono stato molto contento quando Emilio mi ha confermato che aveva prestazioni al di fuori della norma.
2) Il secondo argomento mi è stato proposto da Emilio, informandomi che andava sostituito il cuscinetto alla base della rotazione del piatto,ma non è certa finita lì.
3) Guardando video su youtube che ritraevano 1219 e 1229 in funzione in automatismo, mi resi conto che la discesa del braccio era troppo veloce, avevo paura che potesse danneggiare il cantilever a lungo andare. Segnalai ad Emilio un sito che vendeva un liquido simile a quello utilizzato dalla Dual, ma molto più viscoso: con il piatto già rimontato per la consegna, detto fatto, Emilio non ha esitato a comprarlo, rismontare tutto per provarlo trovandolo efficace.
4) Qualche tempo dopo gli parlai degli alimentatori esterni e di quale effetto potevano avere sulle vibrazioni e rumore del motore Dual (comunque già un capolavoro di per sè): Emilio si mise in contatto con suoi amici esperti e per la seconda volta ha smontato di nuovo il giradischi provando e trovando una soluzione economica per migliorare le cose. Della soluzione in un certo modo “definitiva” ve ne parlerò in un mio futuro articolo.
5) Purtroppo l’anno scorso ho avuto mio malgrado parecchio tempo libero, e curiosando sul web avevo trovato una discussione sul forum tedesco ufficiale dedicato alla Dual dove un’utente svizzero metteva a disposizione di tutti la sua soluzione per far diventare il 1219 un giradischi con piatto a lievitazione magnetica.
Dopo un lungo ma non tanto accurato lavoro di traduzione online di tutti gli interventi in quella discussione, spediì ad Emilio il foglio in word per sottoporre alla sua attenzione questa rivoluzionaria soluzione: decidemmo di non indagare oltre e di non provare a nostra volta quanto veniva esposto per due motivi essenziali: lo scopritore di questa soluzione aveva elencato in modo dettagliato il tipo di magneti che permettevano al piatto di roteare esattamente alla stessa altezza di quello originale (condizione necessaria e fondamentale per non alterare l’altezza in cui lo stilo può lavorare al meglio), tuttavia erano dimensionati per il peso del piatto e per un clamp che l’utente utilizzava di ben 400 gr.
Chi aveva pedissequamente seguito le istruzioni era andato incontro alla cocente delusione di non riuscire a farlo funzionare. Sarebbe stato un processo di sperimentazione infinito andare alla ricerca di magneti con valori di forza magnetica diversi, fino a trovare quelli che sarebbero stati perfetti per mantenere l’altezza del piatto in rotazione uguale a quella originale con il suo peso soltanto.
Il secondo motivo che ci ha consigliato di abbandonare l’impresa è stata anche la seguente considerazione: di quanto sarebbe variata questa altezza con un disco 180 gr, invece di quelli commerciali con peso specifico un poco più leggero?. Insomma ci è apparso tutto troppo laborioso e costoso in termini di tempo e soldi da spendere per l’acquisto di svariati magneti, fino a che non si fossero trovati quelli giusti. In fondo i cuscinetti SKF utilizzati da Emilio rendono tutto il sistema silenziosissimo e quindi il gioco non valeva la candela.
Per chi non si spaventa davanti alle possibili difficoltà sopraelencate qui può trovare la discussione originale in tedesco.
6) Il piatto di Seth – alias utente “Notransistors” di AudioKarma.
Leggendo la famosa discussione dove un’utente americano diceva che il suo 1219 perfettamente restaurato da un signore americano di nome Seth, aveva una resa vicinissima a quella del TD-124, ho notato che ad un certo punto (post 5, per la precisione) suggeriva a tutti di riempire gli spazi vuoti all’esterno della parte inferiore del piatto con del silicone, perchè il suono sarebbe migliorato, ed in modo particolare la messa a fuoco dei vari strumenti.
Allora presi la decisione di contattare Seth per maggiori chiarimenti: gentilissimo mi rispose spiegando la cosa e mandando una foto di un piatto con il suo trattamento al silicone.
Sottoposto ad Emilio questo argomento, anche qui abbiamo deciso di non procedere a questa modifica per due importanti motivi
a) Emilio utilizza già un O-ring in gomma per ridurre l’effetto campana (come vedrete dal suo report sul restauro)
b) il silicone, se non perfettamente distribuito, rischia di compromettere il bilanciamento del piatto, uno dei punti forti del 1219. Sarebbe stato piuttosto difficile distribuire il silicone in dosi perfettamente uguali in ogni cavità, se non praticamente impossibile. Visto che poi non sarebbe facile togliere tutto il silicone, questa soluzione io la proverei solo comprando un piatto di ricambio a cui applicare questo stratagemma: se funziona bene, altrimenti si tiene l’originale.
- IL RESTAURO COMMENTATO DA EMILIO
A questo punto vale la pena pubblicare le fasi di questo restauro conservativo con le parole e foto dello stesso Emilio
Breve compendio dei lavori eseguiti sul tuo Dual 1219 Serial no. 34 12 73 attraverso le foto realizzate in “corso d’opera”.
Le foto 1 -> 3 si riferisconto alla sola vista statica a lavori terminati.
Foto 4 e 5 controllo finale pre riassemblaggio.
La 6 mostra nel dettaglio la soluzione iniziale adottata per lo steuerpimpel, prima dell’arrivo del ricambio di Revisound (foto 9).
Anche la “manica” in silicone che tiene in sede le 2 sfere che operano la selezione SINGLE – MULTI agendo sul VTA del braccio, subirà una modifica, come puoi vedere nella foto 8. E’ stato aggiunto un OR e un anello di guaina termo che tiene meglio in sede la manica di cui sopra.
La foto 7 mostra invece il nuovo cuscinetto di SKF a sfere multiple. E’ stato fatto un lavoro certosino di lucidatura delle pareti interne della scatola porta cuscinetto e dei 2 piattelli di appoggio sulle sfere, per massimizzare il rendimento (meno attriti) e la silenziosità in rotazione. Grazie alla presenza di una intelligente guarnizione sul fondo della scatolina è praticamente possibile far lavorare il sistema a “bagno d’olio” (si prega di non capovolgere il deck !!! – N.D.R.: Non sia Mai!)
Idem per il perno e la bronzina del piatto, lucidati con pasta fine prima della lubrificazione e del loro riposizionamento.
Qui sopra la foto del tuo piatto che raffigura l’applicazione dell’anello O Ring: dalla foto si scorge molto bene il sistematico lavoro di pulizia e lucidatura della superficie di rotolamento della puleggia perchè funziona, eccome ! (Audiokarma docet).
Foto 11 condensatore in parallelo al motore che qui vedi su modifica EXTREME con presa VDE e cavo di alimentazione schermato. Sulla tua macchina ho mantenuto i cablaggi originali, inserendo però un anello a/disturbo in ferrite sul cavo di alimentazione.
Non ci sono foto relative al braccio, che è stato “fatto a pezzi” assieme all’articolazione per poter intervenire sul deviatore SINGLE > MULTI il cui meccanismo è celato dalla placchetta nera che ospita anche l’a/skating. Comunque regolazione, giochi e lubrificazione dei microcuscinetti sono stati eseguiti a dovere.
Un saluto
Emilio
- LE IMPRESSIONI DI ASCOLTO
A questo punto finalmente non posso che riferire le mie impressioni di ascolto e dare risposta alla domanda che mi sono sempre posto: hanno ragione oltreoceano a dire che il Dual 1219 – 1229 sono giradischi di alto livello?
Ebbene, la mia risposta è assolutamente affermativa, perlomeno tale si è rivelato il 1219 nella mia catena ed ambiente di ascolto.
Per prima cosa vorrei dire che è una meraviglia poter vederlo funzionare perfettamente in tutti i suoi automatismi, veramente preciso e delicato in tutti i movimenti di inizio e fine disco, a testimonianza del perfetto lavoro di lubrificazione e di ripristino operato da Emilio.
Tornando alle qualità sonore, voglio subito commentare due aspetti importantissimi di questo giradischi:
– Il primo aspetto, sempre discusso fra gli appassionati è la rumorosità del 1219; qui bisogna subito sgombrare il campo da un grossissimo equivoco. Sicuramente il Sistema motore-puleggia del 1219 è più rumoroso di un un motore dei trazione diretta, ma è un piccolo rumore che si sente solo stando vicinissimi al giradischi e che non influisce in alcun modo sulla qualità di riproduzione per due motivi:
a) generalmente si ascolta almeno a due metri dal giradischi e quindi anche nel passaggio tra una canzone e l’altra questo rumore non si percepisce assolutamente.
b) Questo piccolo rumore di funzionamento NON VIENE in alcun modo trasmesso agli altoparlanti a qualunque volume di ascolto.
Ne deriva che il piccolissimo rumore proveniente dal sistema Motore-puleggia è a tutti gli effetti un NON-PROBLEMA, a meno che si ascolti lo stereo chinati con le orecchie incollate al giradischi, piuttosto che al centro del triangolo Stereo ad una distanza pari ad almeno 1,5 volte la distanza fra le due casse. Nel primo caso obiettivamente può dare fastidio, ma sarebbe molto più grande il fastidio del mal di schiena che vi colpirebbe inesorabilmente dopo cinque minuti passati in quella scomodissima posizione.
– Il secondo aspetto riguardante il complesso Chassis Dual 1219 – Plinto Grundig PS70 è la sua assoluta insensibilità, almeno nel contesto di casa mia, a fenomeni di Acoustic Feedback o di sensibilità a vibrazioni esterne. Addirittura potete battere il tempo con le nocche delle dita sulla fascia centrale del plinto senza che che la riproduzione della musica ne venga in qualche modo toccata: nessun rumore agli altoparlanti e la puntina non salta in alcun modo: un risultato notevolissimo che mi riporta alla memoria il mio primo giradischi, un Pioneer PL-112D, che però era posizionato su un tavolino in muratura, non su un rack pensato per l’home-video, certo non il massimo per l’hi-fi stereo.
Ovviamente potete alzare il volume fin che volete, senza che si inneschi qualsivoglia fenomeno di Acoustic Feedback: tenete conto che il giradischi è posto sullo stesso piano in mezzo alle due casse, ma è molto vicino a quella di sinistra per chi ascolta; nonostante questo il messaggio musicale rimane sempre cristallino.
Risultato che fa arrossire dalla vergogna il giradischi che ho pensionato anzitempo dalla disperazione, un Technics SL-3110, che aveva preso il posto – gratuitamente peraltro (era di una mia parente con lo usava più) – del PL-112D nel 1988, quando questo improvvisamente smise di funzionare, probabilmente per colpa della semplice rottura della cinghia. Portato in solaio divenne preda di un robivecchi che mia madre aveva chiamato senza avvertirmi.
Il suddetto Technics era un entry-level a trazione diretta degli anni 1978-1979, praticamente un microfono, piuttosto che un giradischi: tutto quello che gli si muoveva intorno veniva riprodotto dagli altoparlanti (forse il mio è un esemplare difettoso….)
- UN BRACCIO DI OTTIMA QUALITA’
Con questo premesse è chiaro che il telaio facilita una riproduzione nitida ed a fuoco qualora il braccio sia all’altezza: facendo il confronto fra le due testine attualmente montate sugli unici due portatestine TK a mia disposizione, ovvero la Shure D105ED alias M95ED con stilo ellittico aftermarket Nagaoka e l’Acutex M312STR (ne ho altre due, una Acutex 412STR ed una Shure DM-103 M-E, alias M91ED con stilo originale, che non ho ancora potuto ascoltare), non ha fatto altro che mettere in evidenza come la qualità del braccio del 1219 non sia solo teorica, ma sia in grado di restituire fedelmente le differenze qualitative delle due, mostrando a mio parere come sia in grado di rendere le differenze fra testine anche del più alto livello in assoluto.
Voglio dire che, se andate a scegliere fra le testine MM/MI ad alta cedevolezza, tipologia per le quali è stato progettato, non si deve porre limite al budget, nel senso che il Dual 1219 non sarà mai il collo di bottiglia, nemmeno se montate la MM/MI più costosa che riuscite a permetterVi.
L’unico limite, come accennavo prima, sarà dato dall’interfacciamnento braccio-testina. Montare una testina molto pesante con bassa cedevolezza (come sono spesso le MC, anche se non tutte) non renderà giustizia né al Dual 1219 né alla testina. Ma se utilizzerete la Shure di più alto livello con uno stilo iperellittico o Microridge, o ancora una Ortofon OM30/OM40, od anche una Grado del più alto livello che potete permetterVi, per tacere delle Acutex 312/412, ebbene io sono convinto che potrete chiaramente udire ogni salto qualitativo della testina utilizzata. Del resto esperienze analoghe vengono riportate da molti altri utenti.
Affermo questo perchè sono convinto che la Acutex 312 sia davvero quella testina di alto livello di cui ho letto in parecchie discussioni nei forum internazionali da utenti che l’avevano comprata dal solito venditore italiano prima che andasse esaurita (io l’ho comprata NOS da un utente italiano, chissà che testina utilizzava per mettere in vendita questa! – Sono stato veramente fortunato).
Il sistema a magnete indotto a tre poli, in luogo dei normali due (il terzo serve ad annullare le interferenze fra i primi due) restituisce un suono molto dinamico con una separazione stereo fuori dal comune: anche ad orecchio si capisce che i valori dichiarati (30 db a 1 Khz .- contro i 25 delle Shure top di gamma e 25 db a 10 khz contro i 15 delle Shure) si traducono realmente in un palcoscenico veramente a fuoco, dove si può godere di una separazione fra gli strumenti ed una profondità del palcoscenico per me davvero degni di nota, che comunque non hanno niente da invidiare a quelle del CD.
Emilio che ha potuto ascoltarla a confronto con la “sorella” Acutex 412 STR, riferisce che rispetto a quest’ultima, ha la stessa capacità di riprodurre i dettagli e palcoscenico, con un maggiore equilibrio timbrico, se possiamo dirlo, con un po’ più di calore.
Come sapete, se proprio volete utilizzare una MC, basta chiederlo ad Emilio, che provvederà a modificare il braccio, appesantendolo con una seconda cam: si può avere un Dual per tutte le testine.
- CONCLUSIONI
Come avrete intuito leggendo questo articolo, io non sono uno che ha posseduto tanti giradischi o parecchie testine (mi sono documentato al riguardo con grande passione, questo lo posso dire) , tuttavia mi sento di affermare che questo Dual 1219 restaurato da Audio Oasi, accoppiato all’Acutex M312III STR, ha raggiunto l’obiettivo che speravo di raggiungere con il suo acquisto, quello di godere di una qualità di riproduzione analogica che non mi faccia rimpiangere quella del CD.
Non sarebbe tuttavia onesto fermarmi qui, è il caso di dire che con certe incisioni, la qualità di riproduzione mi ha entusiasmato.
Colgo quindi questa occasione per ringraziare di Nuovo Emilio Doddi per l’eccellente lavoro di ripristino effettuato.
Non posso addentrarmi in giudizi drastici tipo è meglio del CD, certamente la qualità di riproduzione che mostra attualmente questo Dual in Grundig Zarge mi fa interrogare sul dove potrebbe arrivare se potessi permettermi di ristilare la 312 con un diamante di taglio Van Den Hul o Microridge, sicuramente superiore all’attuale (simile ai Shibata), oppure se avessi la fortuna di trovare NOS una di quelle testine MM/MI a bassa cedevolezza regine del loro tempo di cui si raccontano meraviglie assolute sul web: quali sono?
Ve ne parlerò nell’articolo che ho attualmente in lavorazione, “Esistono alternative alle SASsy Shure? – Parte II°”.
Mi sento di potermi però sbilanciare dicendo che per raggiungere una qualità di riproduzione pari al combo Dual 1219 – Acutex M312STR acquistando al nuovo oggi credo sia necessario superare di slancio i 1.000 euro e forse avvicinarsi ai 2.000.
Certamente non credo che le “tavole” entry-level della Pro-ject o della Rega con le testine di serie, che costerebbero comunque già un po’ di più di questa soluzione vintage, possano in qualche modo avvicinarsi a questa qualità di riproduzione: inoltre non hanno alcun automatismo e per cambiare testina….bè l’ho già scritto all’inizio di questo articolo.
- FINALE MUSICALE
Come di consueto concludo l’articolo con un ulteriore contributo musicale: essendo in conclusione Vi propongo quello che probabilmente fu il canto del cigno del “Philadelphia Sound”: si tratta di un riempipista della fine del 1977, un pezzo da ballare che io trovo molto bello ed originale, dal suono trascinante ed elegante: sempre dal misterioso gruppo M.F.S.B. ascoltiamo “Let’s clean up the ghetto” (non esiste video ufficiale di questa canzone, le immagini sono riprese amatoriali fatte nella New York dell’epoca, doppiate dalla musica) .
Dopo questo brano si persero un po’ le tracce del Philadelphia Sound, ma ormai erano passati 5 anni dal suo apparire sulla scena musicale ed un nuovo sound si sarebbe affacciato da lì a poco, monopolizzando la discodance: sto parlando del “Nile Rodgers sound” fondatore ed arrangiatore degli CHIC.
Grande articolo, come al solito…..
Ennesimo articolo ben fatto Luca, con ottimi richiami a quelli passati. Sempre un piacere leggerti!